Una delle ragioni della potenza comunicativa delle canzoni dei The Cure, capaci di creare un sentimento malinconico, struggente ma anche consolatorio e un modo di essere introspettivo intorno alla musica che è stato definito “dark”, è l’autenticità del loro creatore, Robert Smith.
Il talento da scrittore lo ha portato a immaginare e descrivere in modo vivido storie d’amore oscure e spesso strazianti senza mai averle vissute (la storia più bella della sua vita è l’amore senza fine con Mary Poole, sua fidanzata da quando si sono conosciuti ad un corso di teatro al liceo a Blackpool e poi sua moglie dal 1988), ma per il resto Robert Smith è, come ha detto una volta lui stesso “Esattamente come ci si aspetta che io sia. I miei capelli sono sempre così e mi vesto nello stesso modo sul palco e fuori dal palco. Indosso vestiti neri, non vado in giro per casa con un kimono rosa di seta o cose del genere. Ascolto molta musica, e suono. Questa è la mia vita».
Una creatività geniale ha trasformato i suoi pensieri e le sue riflessioni esistenziali in arte, riuscendo a colpire nel profondo la sensibilità di generazioni di persone che ascoltano i dischi dei The Cure, spesso in modo inconscio ed irrazionale. Nessuno sa spiegare perfettamente perché le canzoni dei The Cure emozionano così tanto, ma tutti hanno provato quella sensazione di sospensione malinconica ascoltando gli accordi di chitarra, le melodie e i ritornelli gotici di Robert Smith.
Ha provato a spiegarlo scientificamente il ricercatore della Queen Mary University di Londra Rémi de Fleurian, consulente e analista di dati per Spotify che ha analizzato circa 700 canzoni molto intense dal punto di vista emotivo, tra cui Tears in Heaven di Eric Clapton e Purple Rain di Prince. Sono brani che corrispondono a questa caratteristiche: «Lente, non ballabili e non elettriche e più strumentali di altre». C’è anche Lovesong, una delle canzoni più famose e amate di Robert Smith, pubblicata nel 1989 nell’album capolavoro dei The Cure, Disintegration. Robert Smith la scrive durante un tour, e la dedica a Mary Poole: «Ogni volta che sono da solo con te / Mi fai sentire come se fossi ancora giovane / Per quanto possa essere lontano ti amerò per sempre». È un esempio perfetto di costruzione di una strofa musicale che cristallizza una sensazione comune: il desiderio e la nostalgia di un amore reale, di una persona che esiste nella nostra vita ma con cui non possiamo stare quanto vorremmo. «E’ stato il regalo di nozze per Mary» ha detto Robert Smith.

