Rock News
05/03/2019
L’improvvisa scomparsa di Keith Flint ha sconvolto il mondo della musica, ancor più per il fatto che il cantante si è tolto la vita. I suoi amici e colleghi non riescono a farsene una ragione. Tra questi c’è anche Tom Morello che ha deciso di dedicargli un lungo e commovente post su Instagram, dove ha raccontato del loro primo incontro e ha parlato di Flint e della sua arte.
“Riposa in pace, Keith Flint – ha esordito così il chitarrista nel suo messaggio – ricordo di averlo incontrato per la prima volta durante un tour in Australia. A quel tempo non sapevo che suonasse in una band, ma ho subito capito che era un bravo ragazzo. All’inizio ho pensato fosse un rodie australiano”.
“Più tardi, quello stesso anno – ha proseguito Morello – l’ho incontrato nel backstage del Pinkopop e gli ho detto ‘Hey! È bello rivederti! Per chi lavori stavolta?’. Lui ha risposto ‘Suono in una band, sono qui per suonare’. A quel punto gli ho detto ‘Oh, che bello, com'è stato il tuo show?’, e lui ‘Suoniamo dopo i Rage. Siamo gli headliner di questo festival’. Io ho subito pensato che dovevo ascoltarli. Devo dire che [i Prodigy] sono stati una delle poche band che sono riuscite a spaccare e a rubare la scena ai Rage Against The Machine in uno show live”.
L’ex chitarrista dei Rage e degli Audioslave rimase dunque molto colpito dai Prodigy e, in particolare, dal carisma di Flint: “Erano formidabili – ha scritto ancora nel suo post – e Keith era un frontman elettrico, potente, avvincente e letale. Sono stato molto influenzato dalla loro musica e continuo a esserlo. Ho avuto il grande piacere di rincontrare Keith la scorsa estate e ho potuto constatare ancora una volta quanto fosse bravo e talentuoso. Buon riposo, Firestarter”.
Nella sua dedica Tom Morello ha poi voluto sensibilizzare i suoi follower sul tema del suicidio, azione estrema compiuta purtroppo da tanti musicisti in passato, oltre a Flint: “Il suicidio si può prevenire – ha scritto il chitarrista per poi concludere con un consiglio – puoi essere aiutato: visita il sito save.org”.
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