Rock News
17/02/2023
Il 20 luglio 2017, il cantante dei Linkin Park Chester Bennington si toglie la vita nella casa in cui vive con la moglie Talinda e i loro tre figli in California. Aveva 41 anni. Solo cinque mesi prima, durante una puntata del podcast Wake Up Dav aveva parlato della sua depressione. “Ma nessuno era a conoscenza della gravità del suo malessere” ha detto Mike Shinoda, amico e fondatore della band. Mike Shinoda si è confidato nel corso di un’intervista con il più importante conduttore radiofonico americano, Howard Stern e ha parlato delle conseguenze drammatiche del suicidio di Chester Bennington che ha segnato anche la fine dei Linkin Park spiegando che è stato un periodo difficile, pieno di rabbia.
“Andiamo indietro al momento in cui ho l’ho conosciuto: non conoscevo la sua storia. Poi, man mano ho saputo tutto della sua infanzia difficile, del modo folle in cui è cresciuto. Scappava da scuola, ha fatto uso di droghe da giovanissimo, riusciva a malapena a stare fuori dal carcere.”
Chester Bennington è cresciuto a Phoenix, Arizona, ha subito abusi sessuali da ragazzino, ha sofferto il divorzio dei genitori a undici anni ed è stato vittima di bullismo a scuola (“Perchè ero diverso” come ha raccontato ) e ha iniziato a fare uso di droga e alcol, trovando però nella musica (i suoi gruppi preferiti erano i Depeche Mode e gli Stone Temple Pilots) una via di uscita, prima di trasferirsi in California e fare un audizione con la band di Mike Shinoda, gli Xero, che poi diventano i Linkin Park. “Io non ho avuto le sue stesse esperienze di vita. Mi sentivo un outsider per via delle mie origini. Sono mezzo giapponese, ma non parlo giapponese. I ragazzi latini mi parlavano in spagnolo ma io non parlo spagnolo e per i bianchi non ero sicuramente bianco”.
Parlando del rapporto creativo con Chester, delle sue incredibili doti di cantante (le sue tracce vocali non venivano mai sovraincise) e della nascita del singolo In the End che lancia la carriera della band nel 2001, Mike Shinoda ha detto: “Era nato per fare quello e sul palco e in studio era la persona più felice del mondo”. Il rapper dei Linkin Park, che ha raccontato il dolore per la perdita del suo amico con un album solista intitolato Post Traumatic uscito sei mesi dopo la morte di Chester, ha detto: “L’arte è sempre il luogo dove rifugiarsi per provare a gestire la confusione e la complessità della strada che abbiamo davanti. Non so dove porterà questo percorso, ma sono grato di poterlo condividere con il pubblico”.
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