Rock News
10/06/2022
Nel 1982 i Clash sono la band di riferimento di quello che si può definire come il titolo del loro quinto album, Combat Rock.
È un superamento del punk degli esordi che diventa rock politicizzato, militante, pieno di messaggi sociali e vicinissimo al linguaggio della strada. I Clash sono il punto di incontro tra l’energia punk dei Sex Pistols e l’impegno di John Lennon, sono la band più dotata musicalmente e più spettacolare dal vivo della scena londinese di metà anni 70 e con quattro album dall’esordio The Clash del 1977 al triplo vinile Sandinista del 1980 hanno portato il loro messaggio in tutto il mondo.
Nel 1982 entrano in studio agli Electric Lady Studios di New York per registrare un nuovo album, ma le due menti creative della band, il poeta della strada Joe Strummer e il maestro della chitarra Mick Jones hanno idee diverse sul futuro: Joe è affascinato dalla musica nera, dal reggae e dal rap che ha scoperto a New York e vuole continuare a fare musica radicale, Mick vuole fare dei Clash una rock band da stadio e dominare le classifiche americane.
Il punto è che ai Clash tutte e due le cose riescono piuttosto bene. Il risultato è Combat Rock un album di ritorno al rock’n’roll dopo le sperimentazioni di Sandinista, con canzoni che parlano delle conseguenze sociali della guerra in Vietnam e del declino morale della società Americana, di diritti civili e poesia rivoluzionaria (grazie anche alla partecipazione del poeta beat Allen Ginsberg) ma contiene anche i due singoli più famosi dei Clash, e Should I Stay or Should I Go e Rock the Casbah. Combat Rock è l’ultimo grande successo della band, numero due in classifica in Inghilterra e numero sette in America, due milioni di copie vendute e un singolo, Rock the Casbah, che sembra riassumere tutta la storia della band e le sue caratteristiche: energia punk, talento nello scrivere ritornelli pop, internazionalismo e un ritmo esplosivo creato dal batterista Topper Headon al pianoforte e un giro di basso iconico di Paul Simonon.
Joe Strummer scrive Rock the Casbah dopo aver letto su un quotidiano che la musica rock è stata bandita dal regime islamico in Iran e si immagina una rivoluzione contro un governo repressivo, rovesciato dal popolo grazie alla forza inarrestabile di un ritornello.
Nel testo, Joe Strummer usa parole di tante lingue tra cui arabo, hindi, nord africano e hebron, perchè vuole fare di questa canzone un inno universale. Per lanciarla, i Clash girano anche un video ad Austin, in Texas, in cui suonano davanti a un pozzo di petrolio, mentre un arabo e un ebreo ortodosso ballano insieme, in compagnia di un armadillo.
Nel frattempo, Topper Headon è stato sostituito da Terry Chimes, il primo batterista della band.
È l’inizio di una serie di cambiamenti che portano i Clash a separarsi nel momento stesso in cui hanno raggiunto il successo Forse è l’unica soluzione possibile per una band da sempre coerente con i propri valori, che è diventata grandissima senza mai perdere autenticità.
Dopo Combat Rock, Mick Jones forma i Big Audio Dynamite, i Clash fanno un ultimo tour, pubblicano l’album Cut the Crap e nel 1986 si sciolgono, mentre Joe Strummer ritrova sè stesso e la sua natura di “strimpellatore” (Strummer, il nome artistico che ha scelto quando viveva negli squat di Londra e suonava per strada), facendo dischi underground e sperimentali e viaggiando per il mondo. Lui stesso lo aveva detto chiaramente: «Non ha più senso cantare canzoni di protesta quando si è primi in classifica. La musica dei Clash nasce dalla strada, e deve sempre essere sincera».
Rock the Casbah è la più grande hit dei Clash, numero sei in classifica Americana nel 1982 (e addirittura numero otto nella classifica Hot Dance).
«Il vero genio di Rock the Casbah è Topper Headon» ha raccontato Joe Strummer, che ha eseguito spesso dal vivo il brano con la band che ha formato nel 1999, The Mescaleros con cui ha suonato fino alla sua scomparsa nel 2002 «Era da solo in studio perchè eravamo tutti in ritardo. Mentre ci aspettava ha creato il ritmo batteria, poi è corso al pianoforte e alla fine ha scritto anche le parti di basso».
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