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Kurt Cobain e il difficile rapporto che aveva con la musica dei Pearl Jam: "Non li sopporto, sono pagliacci delle corporation"

Il leader dei Nirvana vedeva i Perl Jam e gli Alice In Chains come dei "prodotti" creati dalle case discografiche. E su Eddie Vedder: «Le mie parole lo hanno ferito, e lui è un bravo ragazzo»

Kurt Cobain e il difficile rapporto che aveva con la musica dei Pearl Jam: "Non li sopporto, sono pagliacci delle corporation"

27/05/2021

Nei primi anni ’90 i Pearl Jam e i Nirvana sono le band più importanti del rock americano. Vengono dalla scena di Seattle che i media cominciano a definire con un’etichetta che in realtà non piace a nessuna della band che ne fa parte, “grunge”,  da un suono alternativo che sta per spazzare via tutto con due album grandiosi che escono a poca distanza l’uno dall’altro: Ten dei Pearl Jam che esce il 27 agosto 1991 e Nevermind dei Nirvana pubblicato il 24 settembre 1991.

Sono però due band diverse come atteggiamento. Eddie Vedder è uno straordinario comunicatore e un grande performer dal vivo, Kurt Cobain è una personalità radicale, disturbata e ribelle che si trova suo malgrado a diventare il simbolo di un movimento dal quale non vuole esser intrappolato ma che vuole allo stesso tempo preservare nella sua purezza ed integrità. Kurt Cobain difende i Nirvana e la propria idea di rock da tutto, combatte la sua battaglia contro il music business e i media e si scontra anche con le altre band, senza risparmiare attacchi e critiche.

Nel 1992 rifiuta l’offerta di andare in tour con i Guns N' Roses: «Sarebbe stata una grande perdita di tempo» dice in un’intervista. Prendere le distanze da una band che rappresenta l’edonismo dello stile di vita hard rock californiano è una mossa prevedibile da parte di un sostenitore dell’estetica punk rock come Kurt, più sorprendente è quello che dice alla rivista Flipside sulle altre band di Seattle: «Non posso dire nulla sui Soundgarden perché li conosco personalmente ma non sopporto i Pearl Jam e gli Alice in Chains. Sono evidentemente dei pagliacci delle corporation che cercano di saltare sul carro della musica alternativa, una categoria in cui noi stessi siamo stati ammassati insieme agli altri» dice Kurt, «Queste band sono state nella scena hard rock per tutta la loro vita e tutto ad un tratto smettono di cotonarsi i capelli e si mettono la camicia di flanella, non ha alcun senso. Ci sono gruppi che si trasferiscono da Los Angeles a Seattle e poi dicono di averci vissuto tutta la vita solo per avere un contratto discografico. Questa cosa mi offende».

Anche il pubblico del Loolapalooza Festival creato da Perry Farrell che diventa uno dei più importanti eventi musicali degli anni ’90 secondo Kurt non è autentico: «Sono dei metallari macho che fanno finta di essere alternativi» dice con una definizione fulminante. La sua determinazione a seguire un’idea del rock prima del successo è forte, ma anche la sua onestà intellettuale.

Dopo aver conosciuto personalmente Eddie Vedder, Kurt dice che la sua idea dei Pearl Jam non è cambiata ma non ha niente di personale: «E’ colpa mia, avrei dovuto prendermela direttamente con la loro casa discografica e non con la sua band» dice Kurt, «Sono stati trasformati in un prodotto da mettere sul mercato, magari non proprio contro la loro volontà ma credo comunque che non si siano resi conto di quello che gli stavano facendo». Quando il grunge esplode, il music business tenta in ogni modo di replicare la formula dei Nirvana e Kurt Cobain non è disposto ad accettarlo. Ma il suo rapporto con i Pearl Jam è salvo: «Non dirò più quelle cose su di loro» ha detto, «Le mie parole hanno ferito Eddie, e lui è un bravo ragazzo». 

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