Rock News
28/04/2020
Bruce Springsteen è tornato a parlare della situazione che stiamo vivendo, approfondendo le conseguenze politiche e sociali che la pandemia comporterà. Durante il suo programma Bruce Springsteen: From His Home, To Yours … Part 2 trasmesso dalla E Street Radio di SiriusXM, il Boss ha citato un recente editoriale del New York Times, invitando tutti gli ascoltatori a leggerlo.
Il suddetto articolo, intitolato “The America We Need” ricorda quanto sostenuto dal Presidente Roosevelt, ossia che il concetto di libertà implica la possibilità di vivere una vita degna in base agli standard di ogni epoca, una vita che consenta alle persone di avere non solo qualcosa con cui sopravvivere, ma anche una ragione per vivere. Secondo questo editoriale la pandemia in corso in questo periodo storico ha sottolineato le disuguaglianze sociali negli Stati Uniti, sia a livello economico che a livello sanitario: questa affermazione si basa su dati reali, i quali attestano, ad esempio, che gli afroamericani, sebbene costituiscano solo il 14% della popolazione statunitense, siano i più colpiti dal Coronavirus, rappresentando il 40% dei morti totali registrati finora. L’articolo sostiene che questi dati dimostrino come tantissimi cittadini americani non possano godere del diritto di salvaguardare la propria vita o quella delle loro famiglie. Ecco perché, secondo l’autore, la pandemia ha evidenziato ancora di più il grande divario tra il sogno americano e la realtà americana, tra gli ideali sui quali si basa la Costituzione statunitense e l’attuale situazione del Paese.
Bruce Springsteen condivide questa opinione: “Tutto ciò che so – ha detto - è che, all’inizio del 21esimo secolo, a Paterson e nelle altre città del New Jersey, così come in Michigan, nell’America rurale e in tutti gli Stati Uniti, questa realtà è così frustrante che, come diceva il grande Marvin Gaye, a tutti verrebbe voglia di urlare”. A questo punto del programma, il Boss ha poi eseguito un brano dell’artista citato, ovvero Inner City Blues (Make Me Wanna Holler).
La contrapposizione tra sogno americano e realtà americana, in realtà, non viene espressamente citata nell’articolo del New York Times ma, secondo il Boss, l’idea di fondo è proprio questo tema, un argomento che lui come musicista ha esplorato in molte occasioni durante la sua carriera, a cominciare dal grande successo del 1978, Darkness On The Edge Of Town. In seguito ne ha parlato più volte e il tema è diventato ricorrente nelle sue canzoni.
In questo periodo di incertezza e di paura per il futuro, il Boss si ritrova di nuovo a riflettere su questa situazione: “Vivo negli Stati Uniti da 70 anni ormai – ha detto ancora durante il suo programma – e devo ammettere che spesso sono rimasto deluso per il fallimento della nostra nazione, dovuto al fatto che non riesce a vivere rispettando i propri ideali. Ma devo anche dire che non sono mai stato in grado di negare che c’è una promessa che risiede costantemente nel cuore e nei sogni di tutti gli americani, la promessa di poter diventare una grande nazione democratica. E se mettiamo insieme i nostri sogni e combattiamo per i nostri ideali, ossia quelli di uguaglianza, libertà, giustizia sociale e altruismo, allora riusciremo a capire che è proprio qui che risiede la nostra forza. Siamo noi ad avere il potere – ha concluso – di creare quella società umana che abbiamo sempre sognato. Tutto questo può sembrare banale quando lo dici. Ma non lo è quando lo fai”. Dopo questo discorso, il Boss ha eseguito The Promise Land, un meraviglioso brano che, non a caso, affronta proprio questo tema.
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