
Nessuno ci aveva provato sino a oggi e se a quarantaquattro anni dalla morte solo ora arriva sugli schermi un film dedicato a
Jimi Hendrix, ecco che la notizia già di per se' acquista il sapore dell'evento. Il regista
John Ridley, fresco di premio Oscar per la sceneggiatura di
"12 anni schiavo" ci ha lavorato a lungo a questo biopic, spalleggiato da una fitta pattuglia di produttori e finanziatori: in aperta battaglia contro gli eredi di
Jimi, su tutti la sorellastra Janie che controlla i diritti e non ha concesso, come prevedibile, neppure una nota del più grande chitarrista della storia del rock. Per ovviare a una evidente lacuna, che rischiava di inficiare l'intera operazione,
Ridley si è affidato al talento e alla determinazione del protagonista,
Andre' Benjamin, meglio noto come
Andre' 3000 degli
Outkast, che nel ruolo si è calato anima e corpo, con una notevole somiglianza nel fisico, nella voce, nelle movenze e una prova d'attore che risulta una delle migliori credenziali del lavoro.
"Jimi: All is by my side" racconta circa un anno della vita di
Hendrix, praticamente fino al giugno 1967, quando la performance al festival di
Monterey e l'epilogo con la chitarra data alle fiamme, aprirà la strada alla leggenda e tre stagioni spettacolari, nelle quali il suo genio si esprimerà in tutta la forza, su disco come dal palcoscenico, fino alla morte, il
18 settembre 1970 a Londra. Nel film, presentato giovedì 5 in anteprima europea al
Biografilm Festival di Bologna, scorrono i personaggi che hanno affiancato
Jimi nel privato quanto in avvio di carriera, dalle fidanzate ai primi manager e produttori, fino ai colleghi come
Eric Clapton, i
Beatles e naturalmente gli
Experience. Il carattere di veridicità della storia, il riepilogo minuzioso di alcuni dettagli di vita, un tono per nulla agiografico, che di Jimi mostra debolezze e opacità caratteriali, fa del film un capitolo del tutto raccomandabile per chi ha amato e trova l'eredità di Hendrix in molta della musica presente o del nostro passato prossimo.
I dialoghi ruvidi, certi momenti di smarrimento, le scelte da fare per trovare una propria identità, sono effettivamente un valore aggiunto a quella che poteva essere una piana, banale rassegna di successi e trionfi. Qui, invece, c'è un
Hendrix visto anche in chiave privata, che lasciamo, nelle ultime sequenze del film, dopo l'esibizione del
4 giugno 1967, al
Saville Theatre di Londra, quando improvvisa una luciferina versione di
"Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" davanti agli esterrefatti
Paul McCartney e
George Harrison, solo due giorni dopo l'uscita del disco. Il film andrà in distribuzione anche italiana da settembre, in occasione dell'anniversario della morte: consigliabile, anche se la colonna sonora, tra musiche composte per l'occasione e dignitosissime cover, presta il fianco a qualche dubbio. Ma per quello ci sono i dischi, una valanga di titoli disponibili, per ubriacarsi con la musica di
Hendrix, più attuale e moderna che mai.
Enzo Gentile
Giornalista musicale, scrittore è l'autore, insieme a Alberto Tonti, del Dizionario del Pop-Rock 2014 di Zanichelli.
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