Rock News

Evanescence, Amy Lee racconta la più grande paura legata al significato di Bring Me To Life

La frontwoman: "Il suono non rappresentava la vera essenza della band"

Evanescence, Amy Lee racconta la più grande paura legata al significato di Bring Me To Life

06/06/2023

Quando gli Evanescence pubblicano il loro album di esordio Fallen il 4 marzo 2003, Amy Lee dice nelle prime interviste: «Abbiamo fatto questo disco per dire a tutti i ragazzi che non sono soli». È il punto di arrivo di un percorso iniziato nel 1994 durante una festa del liceo a Little Rock, una cittadina nell’Arkansas. Amy Lee è una ragazzina dark che si sente diversa da tutti, Ben Moody un chitarrista metal. Lei non parla con nessuno, poi si siede al pianoforte e canta I’d Do Anything for Love di Meat Loaf.

Nasce così la band che mette in musica il sentimento di una generazione che si sente outsider nei primi anni duemila, un insieme di estetica dark, suoni nu-metal melodici e atmosfera gotica, un progetto preparato con cura da Amy Lee e Ben Moody che prima registrano degli Ep che vendono solo ai concerti, poi firmano con una etichetta major che li porta a Los Angeles e in sei mesi escono con un disco pronto per scalare le classifiche.

Fallen debutta al numero sette negli Stati Uniti e poi sale fino alla posizione numero tre, arriva al numero uno in Inghilterra e in altri nove paesi nel mondo, vende 17 milioni di copie e vince due Grammy Award.

Tutto comincia con una canzone che Amy Lee ha scritto quando aveva diciannove anni pensando ad una relazione finita male, trasformata in un epico pezzo metal da Ben Moody con gli arrangiamenti elettronici di David Hodges e registrata con Paul McCoy dei 12 Stones come ospite nel ritornello e lanciata da uno dei videoclip più potenti dei primi anni duemila. Bring Me To Life viene inserita nella colonna sonora del film Daredevil con Ben Affleck, Jennifer Garner e Colin Farrell e diventa una delle hit rock dell’anno. «È una canzone il cui significato è cresciuto con gli anni per me» ha detto Amy Lee in un’intervista recente, «Ha una sua vita propria». Sono passati venti anni da quando Amy Lee cantava il suo cuore spezzato, Ben Moody non fa più parte della band e gli Evanescence hanno pubblicato quattro album dopo l’esordio, The Open Door nel 2006, Evanescence nel 2011, Synthesis nel 2017 e The Bitter Truth nel 2021. «Quando la canto penso al mio rapporto con i fan e a tutto quello di buono che quella canzone ha portato nella vita delle persone. È il riconoscimento più bello». Bring Me To Life ha vinto due Grammy Award come Best New Artist e Best Hard Rock (ha ricevuto altre tre nomination) e ha lanciato Amy Lee come una delle icone rock degli anni duemila: «La pressione non è arrivata dal successo, ma dal fatto che in quella canzone ci fosse una voce maschile come ospite. La cosa più importante era far capire chi eravamo. Quando il tuo primo successo non rappresenta il suono della tua band, hai paura di entriarea far parte della categoria di chi ha avuto una hit e poi sparisce». Secondo Amy Lee, l’aiuto fondamentale è arrivato proprio dai fan che hanno capito il significato delle sue canzoni e hanno continuato a seguire la band e la sua identità artistica «Gli dobbiamo molto, sono sempre stati con noi anche nei momenti difficili. È una cosa bellissima».

Rock News

Foto

Virgin Radio sempre con te!

disponibile su