Rock News
23/10/2025
Yungblud continua a raccontare la sua appassionata evoluzione dal pop al rock partecipando a podcast e programmi radiofonici e dialogando con chiunque, da Billy Corgan degli Smashing Pumpkins al travolgente comico e attore Steve O della sua passione per gli artisti a cui ha reso omaggio nel suo ultimo album Idols. Steve Lipps, batterista di Courtney Love gli ha chiesto in una puntata del suo podcast The Lipp Service l’elenco dei cinque dischi senza i quali non potrebbe vivere e Yungblud ha raccontato la sua formazione musicale attraverso album che sono diventati punti di riferimento del suono britannico.
Al numero cinque della sua lista c’è Urban Hymns dei Verve, il disco che contiene un classico degli anni 90 come Bittersweet Symphony: “Mio padre mi ha cresciuto con quel disco, lo puoi ascoltare dall’inizio alla fine per sempre” ha detto citando l’influenza di suo padre Justin che aveva un negozio di strumenti a Doncaster, la sua città. Il disco successivo è Rumors dei Fleetwood Mac, pubblicato nel 1977 e diventato uno dei più venduti nella storia del rock: “Ma io amo la versione superdeluxe con i brani dal vivo, in cui suonano The Chain per nove minuti” ha detto Yungblud citando anche il batterista e fondatori della band Mick Fleetwood: “Uno dei più sottovalutati di sempre, è veramente pazzesco”.
Dopo London Calling dei Clash (“Un disco epico”) Yungblud ha scelto un altro album simbolo di Londra, Back to Black di Amy Winehouse: “Uno di quei momenti che non capitano spesso nella storia della musica in cui tutto va al posto giusto. Dal suo esordio con Frank, Amy è stata una torcia piena di luce che è diventata un raggio laser, illuminando tutto con la sua musica e la sua estetica. La sua tragedia personale è contenuta nelle tracce di Back to Black, ha vissuto il suo dolore e l’ha reso eterno. Per questo è un album bellissimo”. Il primo posto nella sua lista va a Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols, il debutto esplosivo della band di Johnny Rotten, Steve Jones, Paul Cook, Glen Matlock e Sid Vicious: “Ho trovato la mia identità in quel disco. Il sarcasmo, la poesia, l’impatto sulla intera cultura britannica e la copertina del mio artista preferito Jamie Reid. E il suono della chitarra di Steve Jones è irreale”.
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