Rock News
27/12/2024
Nel 2003, The Edge ha pronunciato il discorso di introduzione dei Clash nella Rock and Roll Hall of Fame. È il tributo definitivo degli U2 al suono, all’estetica e ai contenuti sociali che hanno influenzato la loro carriera, e dato ad una band di ragazzi di Dublino degli anni 70 una direzione da seguire per provare a cambiare il mondo attraverso le canzoni. Gli anni del post punk sono un momento di grande fermento artistico che getta le basi della musica rock dei decenni successivi. La lezione di band come Ramones, Sex Pistols e Clash continua a risuonare con canzoni essenziali, dirette, cariche dell’energia di ragazzi che cercano un posto nel mondo suonando ogni nota come se la loro vita dipendesse da quello e di un messaggio: l’attitudine è più importante delle capacità tecniche.
Secondo The Edge, i Clash erano i migliori: «Insieme ai Rolling Stones sono e rimangono la più grande rock band di tutti i tempi» ha detto durante la cerimonia di introduzione alla Rock and Roll Hall of Fame. «Se fossero arrivati dieci anni prima, credo che avrebbero fatto parecchia concorrenza ai Beatles, ai Kinks e ai Rolling Stones stessi». Il chitarrista degli U2 ha ricordato la prima volta che li ha visti suonare dal vivo: «Sembravano posseduti, era la performance più intensa che avessimo mai visto. Quel concerto è stata un’illuminazione per tutti: la rivoluzione era arrivata».
Sovvertendo i canoni della canzone rock che generalmente parlava di amore, solitudine e problematiche personali, Joe Strummer ha usato la sua chitarra per creare insieme a Mick Jones canzoni di rivolta, parlando di politica, del mondo e delle sue ingiustizie. Per The Edge, è stata la scintilla che ha ispirato gli U2 a scrivere inni universali come Sunday Bloody Sunday e a convincerli di portare avanti la loro missione di cambiare il mondo con il rock’n’roll. Nei primi anni 80, quando gli U2 costruivano la loro carriera con album come Boy e October, radicati nella storia recente dell’Irlanda ma con una visione e un suono globale, i Clash si sono sciolti nel momento di massimo successo commerciale. «Se fossero andati avanti ancora qualche anno, forse sarebbero riusciti a risolvere i loro conflitti interni. Forse avremmo avuto altri album e altri tour, ma non sarebbero stati i Clash».
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