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La bellezza della copertina totalmente bianca del White Album (1968) dei Beatles ha affascinato molti, ma all’artista newyorkese Rutherford Chang piace soprattutto quando il design dell’LP si usura. Chang ha acquistato copie del White Album da tutto il mondo, in qualsiasi condizione, per anni. Preferisce le prime edizioni e possibilmente che non siano in buone condizioni. Per Chang, più i proprietari hanno pasticciato la copertina bianca, meglio è. Vanno bene anche le macchie.
"Ero interessato ai diversi modi in cui le copertine sono invecchiate", ha spiegato al New York Times. "Essendo una copertina tutta bianca, i cambiamenti sono evidenti. I numeri di serie facevano sembrare naturale collezionarle e più ne ricevevo, più diventava intrigante. Molti di essi sono pasticciati e ciascuno ha una storia. L'insieme delle storie ne fa parte. Ma si tratta anche di come l'oggetto fisico, il disco, non esista più".
Nel 2013, Chang ha esposto la sua collezione, allora di quasi 700 copie, alla Recess Gallery nel quartiere di Soho a New York. La particolare mostra è stata allestita come fosse un negozio di dischi, con le schede che dividono gli album per numero di serie. Un’occasione per l'artista più per acquistare nuove copie che per venderne di sue.
L’esposizione, intitolata "We Buy White Albums", è durata solo pochi mesi ma l’inventario di ormai più di 2700 copie può essere visualizzato sul suo profilo Instagram. La copertina del White Album fu creata da Richard Hamilton, su istruzioni di Paul McCartney, con un approccio minimalista, dopo quella colorata di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band nel 1967. Hamilton optò per una copertina tutta bianca, con solo la scritta The Beatles in rilievo ed un numero di serie nell'angolo in basso a destra. L'idea di numerare individualmente i dischi, dichiarò Hamilton, venne per “creare la condizione ironica di un'edizione numerata di qualcosa come cinque milioni di copie".
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