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Elton John: “Mi sono opposto all’eliminazione delle scene di sesso e droga in Rocketman. La mia vita è stata anche questo”

Il cantante è contento della sua scelta perché voleva che il film fosse il più realistico possibile: "io non ho condotto una vita da PG-13!"

Se un film deve raccontare la vita di un artista allora deve farlo senza censure, nel modo più realistico possibile, perché solo così potrà emergere la sua vera essenza. Ne è convinto Elton John ed è per questo motivo che dal film Rocketman ha preferito non eliminare le scene di droga e sesso presenti.

Per questa sua scelta, negli Stati Uniti la Motion Picture Association of America ha assegnato al film una R, che sta per “restricted”: ciò vuol dire che i minori di 17 anni potranno vederlo solo se accompagnati da un adulto. La Paramount Pictures, che per prima aveva pensato di tagliare quelle scene, sperava di ricevere un PG-13 rating, ossia la sola avvertenza che la visione del film è inappropriata per i minori di 13 anni, fattore che avrebbe ovviamente attratto un maggior numero di spettatori al cinema; la restrizione, invece, è stata più severa ma il baronetto non si pente della sua scelta di mostrare ogni sfumatura e ogni verità della sua vita, anche quelle più scomode.

Il problema è che io non ho condotto una vita da PG-13 – ha spiegato Elton John in un’intervista per il Guardian – non volevo un film pieno di sesso e droga ma, allo stesso tempo, tutti sanno che queste cose hanno fatto parte della mia vita negli anni ’70 e ’80. Dunque non avrebbe avuto senso fare un film per mostrare che dopo ogni concerto tornavo in hotel con solo una tazza di latte caldo e una Bibbia come compagnia”.

In effetti nessuno ci avrebbe creduto e soprattutto non sarebbe stato un film su Elton John, ma su qualcun altro. Ma questa non è l’unica ragione per la quale il cantante si è opposto all’eliminazione delle scene più pesanti: il baronetto, infatti, vuole che i suoi figli abbiano un racconto dettagliato della sua vita da poter guardare in futuro, vuole che sappiano chi è stato il padre, nel bene e nel male, e questo suo desiderio di mostrarsi, a loro prima che al pubblico, per ciò che è stato veramente lo ha guidato nella produzione di questo film.

All’inizio della sua carriera John voleva semplicemente essere un cantautore, voleva solo fare musica e invece poi, quando è diventato famoso negli anni ‘70, come è accaduto a tanti artisti, la situazione gli è sfuggita di mano, anche a causa dell’abuso di droghe. È stato un episodio particolare che, secondo lui, ha segnato per sempre la sua vita, ossia il viaggio negli Stati Uniti nel 1970: “Sono ritornato dagli States un mese dopo, quando i critici americani hanno iniziato a definirmi come ‘il salvatore del rock and roll’ – ha raccontato il cantante – artisti che fino a quel momento per me erano stati solo dei miti il cui nome era stampato sul retro delle copertine dei dischi, persone che io veneravo, improvvisamente hanno iniziato a venirmi a trovare nei camerini per dire a me e a Taupin che amavano ciò che stavamo facendo: mi riferisco, ad esempio, a Brian Wilson dei Beach Boys, Leon Russell, The Band e Bob Dylan. In quel periodo – ha aggiunto – ho anche perso la mia verginità con un uomo, John Reid, che poi è diventato il mio manager, e poi ho fatto coming out, inizialmente con la mia famiglia e con i miei amici. Tutto questo è accaduto in un periodo di sole tre settimane. Dire che è stato tanto da assimilare tutto insieme è un eufemismo”. 

La vita di Elton John è cambiata all’improvviso dunque, e non solo perché la sua popolarità cresceva di giorno in giorno, ma anche da un punto di vista privato; anche per questo motivo l’artista decise a quel punto di tenere un diario, per documentare tutto quello che gli stava accadendo: “Scrivevo quello che mi accadeva ogni giorno e questo resoconto è involontariamente esilarante – ha spiegato - Scrivevo ogni cosa in un modo così distaccato da far sembrare tutto ancora più assurdo. Ad esempio, scrivevo cose del tipo: ‘Mi sono alzato, ho guardato Grandstand. Ho scritto Candle In The Wind. Sono andato a Londra, ho comprato una Rolls-Royce. Ringo Starr è venuto a cena’. Penso che stessi solo cercando di rendere normale ciò che mi stava accadendo, il problema era che ciò che mi stava accadendo non era affatto normale. Non mi sto lamentando, è per dire che non esiste un modo per prepararsi a cose del genere. Penso che nessun essere umano sia psicologicamente costruito per affrontare tutte quelle cose così velocemente, da solo, con tutte le nevrosi che risalgono all’infanzia”.

Per Elton non è stato doloroso rivivere quei momenti guardandoli sullo schermo: “Sono cose vere e, a differenza della mia infanzia, è stata solo colpa mia – ha detto – nessuno mi ha obbligato ad assumere droghe o alcool, anzi, più di una persona ha cercato di aprirmi gli occhi e di dirmi che stavo perdendo il controllo. Era davvero un’impresa riuscire a farsi notare per l’abuso di cocaina nell’industria musicale degli anni ’70 a Los Angeles, ma io ero chiaramente pronto a impegnarmi per riuscirci”.

Nel primo weekend nei cinema inglesi, Rocketman ha già guadagnato 6,4 milioni di dollari: secondo i dati riportati da Deadline, il biopic è secondo solo al nuovo film Disney, Aladdin; ora si attende l’arrivo nelle sale americane, in programma per il 31 maggio.

Indipendentemente dal successo che potrà o meno ottenere, Elton John è pienamente soddisfatto di come è stato realizzato questo film, di cui ama ogni singola scena, comprese quelle di fantasia. Il suo celebre collaboratore nella composizione delle sue canzoni, Bernie Taupin, invece, inizialmente non ne è stato molto entusiasta, ma alla fine lo ha apprezzato: “Non penso sia scoppiato in lacrime – ha detto ancora Elton John – ma ne è rimasto molto colpito. Ne ha capito il significato, ossia il desiderio di realizzare qualcosa che rappresentasse davvero ciò che è stata la mia vita: caotica, divertente, folle, orribile, brillante e oscura. Ovviamente non è proprio tutto vero, ma è la verità”.

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