Rock News
09/10/2025
Dopo le ultime date del tour di reunion a Wembley Stadium, tutto il mondo del rock inglese ha reso omaggio agli Oasis e alla loro rilevanza artistica, oltre all’impatto sulla cultura di massa nazionale, confermato dall’entusiasmo del pubblico. Brian Molko, cantante dei Placebo, seguendo il suo istinto per la provocazione è l’unico che ha detto il contrario: “Gli Oasis non mi sono mai sembrati grandi autori di canzoni. E tutta quella ossessione per l'Inghilterra e tutto quello che vuol dire essere inglesi non ha mai fatto per noi”.
È uno dei momenti più interessanti del documentario This Search for Meaning, girato dal regista Oscar Samson, che racconta i trenta anni di carriera della band formata da Brian Molko nel 1994 con Stefan Olsdal in piena era Britpop. Una band che con la sua stessa esistenza rappresentava una anomalia in quel momento: un insieme di glam, gothic e indie rock, canzoni che parla di dipendenze, disagio, relazioni disturbate e un look androgino che secondo Brian Molko “Rappresentava la completa libertà sessuale. Ai tempi provocavamo apposta con il trucco e l’abbigliamento, volevamo scatenare una reazione, di odio o adorazione. Quando avevamo la sensazione di aver diviso il pubblico in due parti, una che ci odiava e una che era innamorata di noi, capivamo di aver fatto la cosa giusta”.
Il primo ad accorgersi di loro è David Bowie che li sceglie per aprire i suoi tour quando il loro album di debutto è appena uscito, poi li vuole al Madison Square Garden per il concerto con cui festeggia i suoi cinquanta anni e finisce per portarli con sé per cinque anni, collaborando anche ad una versione del loro singolo Without You I’m Nothing. Il documentario This Search for Meaning racconta questa relazione speciale con immagini inedite e momenti molto personali: “David Bowie era un incredibile narratore, a volte dovevi dirgli di chiudere la bocca per un po'! Ricordo ore di conversazione con lui, era sempre rilassato e disponibile, realmente interessato alla persona con cui stava parlando. L’opposto di una rockstar” racconta Brian Molko, “Mi sono reso conto dell’impatto che ha avuto su di me come essere umano e artista solo quando non c’era più. La sua morte mi ha colpito profondamente”.
Quando i Placebo arrivano a Top of the Pops per suonare il singolo Nancy Boy nel gennaio 1997 sono l’antitesi del Britpop: “Ma non abbiamo mai voluto esserlo” spiega Brian Molko, “Anzi, eravamo clamorosamente disinteressati a quello che succedeva quel momento. Durante il nostro primo tour in Inghilterra non potevamo resistere ad essere sempre più oltraggiosi e provocatori. Forse, ripensandoci oggi, potevo mettere qualche filtro alle cose che dicevo”.
La lista di artisti intervistati In This Search for Meaning, da Robbie Wiliams a Shirley Manson dei Garbage, da Yungblud a Joe Talbot degli Idles all’attore Benedict Cumberbatch è una testimonianza dell’impatto che i Placebo hanno avuto sull’Inghilterra alternativa degli anni 90 fino al 2022 quando il loro album Never Let Me Go è arrivato al numero tre in classifica, la posizione più alta mai raggiunta. “Ci siamo chiesti molte volte se i Placebo avessero un futuro. Ci siamo mostrati con brutale sincerità nel documentario. Io e Stefan abbiamo passato tanti momenti difficili ma ci vogliamo bene” ha detto Brian Molko, anticipando il trentesimo anniversario del loro album di debutto nel 2026, “Apprezziamo le nostre differenze, e cerchiamo di colmarle. È quando lo facciamo che diventiamo i Placebo”.
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