Rock News
11/10/2024
Pulp Fiction, uscito nei cinema americani il 14 ottobre 1994, è senza alcun dubbio il manifesto cinematografico di Quentin Tarantino, il suo film più apprezzato, osannato, criticato e riconosciuto, sia tra i suoi fans che dagli esperti del settore. Una vera e propria epopea, in grado di riprendere le basi gettate con Le Iene del 1992 (la sua prima opera) e determinare lo stile "tarantiniano" che tanto apprezziamo e che tanto ci diverte vedere rivedere sul piccolo o grande schermo.
Una trama piena, esemplare, piena di personaggi tanto immediatamente riconoscibili quanto misteriosi. Da Vincent Vega, interpretato magistralmente da John Travolta (determinando una vera e propria rinascita della carriera dell'attore) a Jules Winnfield, con un Samuel L. Jackson in grado di portare sullo schermo un personaggio così leggendario e riconoscibile da diventare fonte di meme, citazioni e punti di riferimento cinematografici e letterari anche dopo 30 anni.
In occasione del trentesimo anniversario abbiamo raccolto alcuni dei segreti, aneddoti e verità nascoste che hanno contribuito a costruire il mito creato da Quentin Tarantino.
DAL FANTASMA DI ELVIS AI DIAMANTI DE "LE IENE". IL CONTENUTO SEGRETO DELLA VALIGETTA DI PULP FICTION
Potremmo scrivere un libro intero sulle mille sfaccettature dei personaggi presenti all'interno della "fiction" di Tarantino, ma forse il vero e proprio personaggio più enigmatico e misterioso della storia pubblicata nel 1994 è la valigetta. I sicari Vincent e Julius hanno il compito di recuperare e riconsegnare la misteriosa 24 ore al loro capo Marsellus Wallace a qualunque costo, incappando in una serie di vicissitudini, tragedie e spargimenti di sangue che solo il regista americano avrebbe potuto mettere insieme con un senso logico. Una volta recuperata la misteriosa valigetta il personaggio interpretato da Samuel L. Jackson è costretto a verificarne il contenuto, facendola aprire a Vincent con la combinazione più rock possibile che solo Tarantino avrebbe potuto inserire nella pellicola con così tanta naturalezza: 666. Una volta aperta Vincent viene illuminato da una misteriosa luce arancione, così aurea e affascinante da far quasi cadere il sicario in un'esperienza mistica, descrivendo il contenuto come "bellissimo": "Siamo contenti? Vincent, siamo contenti?! ...siamo contenti"
Ma quale potrebbe essere il reale contenuto di quella valigetta? Le ipotesi fatte negli anni sono le più disparate. Approfittando del legame confermato tra Le Iene e Pulp Fiction nella figura di Vincent Vega, fratello di Mr.Blonde (Vic Vega) nel film del 1992, in molti sostengono che la ventiquattrore contenga i diamanti sequestrati dalla polizia a Mr. Pink (Steve Buscemi) nella rapina finita male. Sarebbe un'ipotesi plausibile ma che Tarantino, forse per una troppa ovvietà della risposta, ha sempre negato.
Un'altra incredibile teoria è quella legata al fantasma di Elvis Presley. Secondo molti critici e fan della pellicola del 1994, all'interno della valigetta sarebbe contenuto il vestito dorato del Re del Rock And Roll, e quindi la sua essenza, con cui compare in versione fantasma all'interno del film True Romance (Una Vita Al Massimo) del 1993, sceneggiato dagli stessi Quentin Tarantino e Roger Avary.
A sostenere questa teoria la scena in cui il personaggio interpretato da Tim Roth cerca di rapinare Julius all'interno della caffetteria. Quest'ultimo mostra al rapinatore il contenuto della valigetta, dicendo che all'interno è contenuto "il bucato sporco del suo capo". Una volta vista la luce dorata il rapinatore si rivolge al personaggio di Samuel L. Jackson esclamando: "È quello che penso che sia?"
L'ultima e forse la più plausibile teoria riguardante il vero contenuto della valigetta di Pulp Fiction riguarda il diretto coinvolgimento del demonio. Oltre alla combinazione (666) sembra che molti elementi portino a pensare che nella ventiquattrore sia contenuta l'anima di Marsellus Wallace. Il gangster l'avrebbe venduta a Satana e adesso la rivorrebbe indietro a tutti i costi e, ad avvalorare la tesi, entra in campo una delle prime scene in cui compare il capo di Vincent e Julius, ripreso da dietro con un vistoso cerotto tra la testa e il collo. Secondo le scritture della Bibbia (citata abbondantemente nella pellicola di Tarantino) il demonio può portare via l'anima venduta da una persona attraverso "la sua nuca".
E restando in tema di demonio e oscurità, il bagliore emesso dalla valigetta sarebbe anche un omaggio del regista al cinema degli anni '50, nello specifico alla pellicola del 1955 Kiss Me Deadly, in cui compare una scatola con un legame infernale che si illumina quando viene rivelato il suo contenuto.
I MOMENTI MUSICALI PIÙ ICONICI
Pulp Fiction del 1994, contiene al suo interno dei momenti musicali indimenticabili, che uniti a scene cult, sono ormai indelebili nell’immaginario di tutti i fan del regista americano. Come dimenticare, appunto, il “grande brano di apertura”: Dick Dale con Misirlou, che da subito ci catapulta in quelle che saranno le atmosfere del film. O ancora gli Urge Overkill con Girl, You’ll Be a Woman Soon, che non solo hanno caratterizzato uno dei momenti più iconici nella pellicola, ma è determinante nella definizione di Mia Wallace – interpretata da Uma Thurman.
Altri momenti musicali, seppur di semplice sottofondo, riescono a dare il tono ad un’intera scena, come succede a Jungle Boogie dei Kool & The Gang, che aggiunge un'atmosfera spensierata a uno dei momenti più comici del film, o anche a Let’s Stay Together di Al Green che invece stona, di proposito, con la tensione tra Marcellus Wallace e Butch.
Il primo incontro tra Vincent – John Travolta – e Mia è invece sancito dalla meravigliosa Son Of A Preacher Man di Dusty Springfield, mentre gli sconosciuti The Lively Ones non potevano credere che la loro Surf Rider venisse inclusa nel film.
Infine, come non citare il momento musicale più celebre di Pulp Fiction: la gara di ballo al diner, dove Mia e Vincent mostrano al mondo quelle che sarebbero diventate le mosse di danza più famose di sempre. La colonna sonora? Chuck Berry, con la sua You Never Can Tell.
TUTTI I SEGRETI E I RETROSCENA DELLA SCENA DEL BALLO
È una delle scene di ballo più famose nella storia del cinema: Vincent Vega e Mia Wallace sono seduti al tavolo di un locale di Hollywood a tema anni ‘50, il Jack Rabbit’s Slim. Il presentatore (un sosia di Ed Sullivan) annuncia una gara di twist, Mia Wallace alza la mano e convince un riluttante Vincent ad andare al centro del palco per ballare You Never Can Tell di Chuck Berry.
John Travolta e Uma Thurman interpretano il gangster Vincent Vega e la moglie del suo boss Marcelus Wallace, Mia Wallace: Vincent ha avuto l’incarico di accompagnare Mia in una serata che inizia con un milkshake al Jack Rabbit’s Slim e finisce con un’overdose. La scena di ballo sulle note di You Never Can Tell (scritta da Chuck Berry mentre era in prigione e pubblicata nel 1964 nell’album From St.Louis to Liverpool) ha scatenato da sempre la fantasia dei fan di Tarantino che conoscendo la sua conoscenza enciclopedica della storia del cinema hanno provato a trovare i riferimenti nei film del passato.
Il più immediato è quello al personaggio che (prima di Vincent Vega) è il più famoso di John Travolta, Tony Manero, e alle sue sequenze di ballo nella discoteca Odyssey 2001 in La Febbre del Sabato Sera del 1977, un’icona della cultura pop americana a cui Tarantino vuole rendere omaggio. Qualcuno ha anche notato che i passi di danza di Vincent e Mia sono molto simili a una scena di 8 e ½ di Federico Fellini e anche alle mosse di Adam West nella seire di telefilm di Batman degli anni ‘60.
In realtà Tarantino si è ispirato ad un classico del cinema francese, Bande à Parte, film del 1964 di Jean Luc Godard che segue la storia di tre rapinatori, Arthur, Odile e Franz e alla celebre sequenza di ballo che entra nella storia come The Madison Dance. Bande à Parte è il film preferito di Quentin Tarantino (che ha chiamato la sua casa di produzione A Band Apart in omaggio a Jean Luc Godard), un manifesto della Novelle Vague francese, girato in piena libertà da Godard (che si ispira ad un giallo, Fool’s Gold di Dolores Hitchens) con un budget ridotto e una storia noir e generazionale con due ragazzi, una ragazza e un sacco di soldi da rubare a Parigi, l’incoscienza di tre giovani che non sanno cosa fare della propria vita e si improvvisano criminali senza esserlo e due scene di culto come la corsa nelle sale del Louvre e il ballo in un bistrot. Tarantino ama citare, reinterpretare e rendere omaggio ai suoi film preferiti e in Pulp Fiction costruisce la scena del ballo di Vincent Vega e Mia Wallace come una versione moderna e pulp di Bande à Part. Il risultato è uno dei momenti più iconici e riconoscibili del cinema anni ‘90.
LA SCENA EZECHIELE 25:17
L'uso dei tagli è una delle caratteristiche che rendono il cinema un’arte. Il salto dal campo lungo al primo piano, il passaggio rapido da un attore all’altro o il cosiddetto “jump cut” aumentano la tensione nello spettatore e creano un dinamismo narrativo che fa la differenza nel racconto cinematografico. La tecnologia digitale ha fatto aumentare in maniera esponenziale i tagli negli ultimi decenni, con alcuni titoli entrati nella storia del cinema di azione come Top Gun di Tony Scott del 1986 e sue le spettacolari scene di combattimento aereo ma anche il thriller Nemico Pubblico del 1998 con Will Smith e Gene Hackman e il film di fantascienza Deja Vu. Corsa contro il tempo del 2006 con Denzel Washington.
I critici hanno definito il cinema di Tony Scott (scomparso nel 2012 dopo sedici film, da Miriam si Sveglia a mezzanotte con David Bowie e Catherine Deneuve del 1983 a Unstoppable del 2010) come una “sinfonia del caos” e ha ispirato decine di registi. Tra questi c’è Quentin Tarantino, che invece ha sempre usato i tempi lunghi e i tagli ridotti per creare tensione. “Mi piace tenere la scena più a lungo possibile prima di fare un taglio, e quando faccio un taglio voglio che abbia un significato” ha detto Tarantino, “Ma allo stesso tempo adoro lo stile di Tony Scott”.
La sua influenza si vede in una delle scene più famose di Pulp Fiction del 1994, quella del monologo Ezechiele 25:17. Vincent Vega e Jules Winnfield, i due gangster interpretati da John Travolta e Samuel L. Jackson entrano in un appartamento per recuperare la misteriosa valigetta di Marsellus Wallace rubata da tre ragazzi. Dopo una conversazione surreale sugli hamburger del Big Kahuna Burger, Jules recita un fittizio passo della Bibbia, e poi i due aprono il fuoco uccidendo i ladri. “In quella scena c’è la lezione di Tony Scott: dovevo gestire il monologo di Samuel, l’atteggiamento di John Travolta e tre personaggi nella stanza in preda al terrore. Così ho iniziato a saltare con la telecamera da uno all’altro.”
LA MORALITÀ DI VINCENT VEGA E JULES WINNFIELD
Uno dei tanti temi nascosti da Quentin Tarantino e Roger Avery nelle pagine di sceneggiatura (premiata con un Oscar) e nelle scene di Pulp Fiction è quello della redenzione e del karma. Il modo geniale in cui li racconta è la scena piena di tensione e di ironia di cui sono protagonisti i due gangster più stilosi del crime americano, Vincent Vega, interpretato da John Travolta che rilancia la sua carriera e viene candidato all’Oscar e Jules Winnfield il killer predicatore che recita i passi della Bibbia prima di sparare interpretato da Samuel L. Jackson: quando fanno irruzione in un appartamento per regolare dei conti con un gruppo di ragazzini che hanno provato a fregare il boss Marcellus Wallace, uno di loro salta fuori all’improvviso dal suo nascondiglio e gli scarica addosso un caricatore di proiettili, nessuno dei quali va a segno.
Jules e Vincent si guardano increduli e illesi. Poco dopo Jules annuncia di voler cambiare vita per sempre, mentre Vincent continua a fare il gangster e viene ucciso da Butch Coolidge . “La maggior parte dei personaggi di Pulp Fiction vengono messi di fronte a delle scelte. Fanno una scelta e ne pagano le conseguenze o sopravvivono per raccontarlo”. La storia di Jules che crede di aver vissuto un miracolo e cambia vita e di Vincent che rimane impassibile di fronte alla morte, mantiene il suo stile cool e non si lascia condizionare da nulla (e sembra vivere senza mai considerare le conseguenze delle proprie azioni) si intreccia secondo Quentin Tarantino proprio con quella di Butch Coolidge, il pugile interpretato da Bruce Willis che non accetta di perdere un incontro di boxe truccato da Marsellus Wallace, uccide Vincent che è andato a cercarlo per punirlo ma alla fine si salva perché aiuta proprio il boss a uscire da una situazione decisamente difficile. “Quando inizia la sua storia, Butch è nei guai ma alla fine se la cava perché fa una scelta che poteva anche non fare”. Prigioniero insieme a Marcelus di un poliziotto pervertito e psicopatico, Butch riesce a liberarsi ma torna indietro per salvare Marsellus che gli dice: “Le cose stanno così: non dire a nessuno quello che è successo e lascia la città stanotte”. “Se Butch non avesse aiutato Marsellus sarebbe riuscito ad andarsene?” ha detto Tarantino, “Avrebbe dovuto continuamente guardarsi le spalle. Invece è libero.”
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