Rock News
05/06/2025
Nel 1978, a soli diciotto anni, Steve Vai inizia la sua carriera musicale con un incarico prestigioso: trascrivere le canzoni dell’artista più eclettico e imprevedibile del rock americano, Frank Zappa. Dopo aver imparato a suonare la chitarra da ragazzino grazie alle lezioni di Joe Satriani, Steve Vai si iscrive al Berklee College of Music di Boston e durante uno dei primi semestri si dedica alla trascrizione di una delle composizioni più complesse e sperimentali di Zappa, The Black Page, una suite strumentale scritta insieme al suo batterista Terry Bozzio, conosciuta per essere difficilissima da suonare.
Steve Vai la trascrive (la suite verrà riarrangiata in diverse versioni nel corso degli anni) e la invia a Frank Zappa insieme ad alcuni demo della sua band del college, i Morning Thunder. Zappa rimane impressionato e gli offre un lavoro fisso, affidandogli anche la trascrizione di alcuni dei suoi album più famosi come Joe’s Garage del 1979 e il progetto Shut Up and Play Yer Guitar che comprende diversi album di assoli e parti strumentali di chitarra. Zappa lo chiama “Il mio virtuoso italiano” e nel 1980, dopo aver finito gli studi al Berklee ed essersi trasferito a Los Angeles, lo assume come membro fisso della sua band nel 1980. Vai ha solo 20 anni, e si trova di fronte ad un impegno da veterano.
La discografia di Zappa comprende già 33 album da Freak Out del 1966 con i Mothers of Invention a Return of the Son of Shut Up and Play Yer Guitar e in tour, secondo quanto ha raccontato Steve Vai: “La scaletta dei concerti poteva cambiare ogni sera e dovevo essere pronto a suonare qualsiasi canzone”. La soluzione è un tecnica impressionante: “Le melodie erano così tante che ho preso l’abitudine di registrarle con la chitarra su una cassetta, e poi ascoltarla mentre dormivo. Avevo programmato il mio stereo per girare il lato della cassetta durante la notte e non fermarsi mai. Ho pensato: così mi entreranno in mente in modo inconscio. Ha funzionato, nessuno riusciva a capire come avessi fatto ad impararle tutte”.
Il tour è una maratona musicale: “Ci svegliavamo ogni mattina alle 9, salivamo su un aereo, viaggiavamo da un paese all’altro e andavamo direttamente nel locale dove si svolgeva il concerto e provavamo fino a pochi minuti prima dello show. Frank cambiava continuamente la scaletta o scriveva direttamente nuova musica durante i soundcheck. Aveva almeno 80 canzoni, la maggior parte delle quali con parti di chitarra impossibili e sapevamo cosa avremmo suonato solo cinque minuti prima del concerto”. Una preparazione maniacale che a soli 20 anni lo ha reso uno dei chitarristi più virtuosi e tecnicamente preparati nel mondo del rock, ma che gli è costato molta fatica: “Non c’era mai un momento libero, e quindi usavo anche le ore di sonno per allenarmi e imparare le canzoni. E’ stato un allenamento pazzesco, ma mi ha distrutto psicologicamente”.
Nel 1983, Steve Vai lascia la band di Frank Zappa, si costruisce uno studio di registrazione nella sua casa di Los Angeles, registra il suo primo album Flex-Able pubblicato nel gennaio 1984 e stupisce tutti con la sua prima composizione, The Attitude Song: un riff impossibile con un tempo in 7/16 che contiene tutte le tecniche di chitarra più complesse, dal tapping a due mani ai fraseggi alle armonie a più parti. Nasce così il nuovo fenomeno della chitarra che domina gli anni 80 con le band Alcatrazz (in cui sostituisce Yngwie Malmsteen) e la band di David Lee Roth che debutta nel 1986 con l’album Eat ‘Em and Smile che vende quattro milioni di copie e arriva al numero 4 in classifica in America.
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