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Pink Floyd, quella volta che la band rischiò di andare in bancarotta: "Per guadagnarci da vivere registrammo The Wall"

L'incredibile storia raccontata da David Gilmour: "Sono stato costretto a occuparmi degli affari della band perché eravamo circondati da persone incapaci e disoneste"

Pink Floyd, quella volta che la band rischiò di andare in bancarotta: "Per guadagnarci da vivere registrammo The Wall"

11/01/2023

La carriera di una rock band, anche di enorme successo, può essere piena di imprevisti economici e finanziari. Gli enormi guadagni delle band possono essere annullati da una serie di problemi: problemi con i manager, come Bob Dylan che finì in tribunale con Albert Grossman, la follia della vita in tour tra ritardi e penali da pagare per i concerti interrotti, come è successo ai Guns N' Roses durante il tour mondiale di Use Your Illusion oppure progetti ambiziosi come il festival di musica multietnica Womad (World of Music, Arts and Dance) organizzato da Peter Gabriel con Echo & the Bunnymen, i Chieftains ma anche il musicista indiano Imrat Khan e i Drummmers of Burundi finito con un crac finanziario. «L’ho affrontato con un fervore evangelico, e poi è diventato un incubo quando ci siamo resi contro che non c’era possibilità di rientrare delle spese con la vendita dei biglietti» ha raccontato Peter Gabriel. Per uscire dalla crisi, Peter Gabriel chiede aiuto agli ex compagni dei Genesis, che nonostante siano impegnati in un tour di 40 date organizzano al volo un concerto di reunion il 2 ottobre 1982 al National Bowl di Milton Keynes davanti a 50.000 fan.

«Quando è venuta fuori l’idea di aiutare Peter Gabriel con un concerto benefico, non abbiamo neanche dovuto discuterne» ha raccontato Mike Rutherford «Abbiamo deciso di farlo subito, anche se sembrava impossibile».

Un’altra band che ha avuto problemi economici nonostante l’incredibile successo di vendite sono i Pink Floyd. L’album The Dark Side of the Moon uscito il marzo 1973 è arrivato al numero uno in Inghilterra e in America e non è uscito dalla top 100 di Billboard fino al 1988, restando in classifica in America fino alla cifra record di 962 settimane non consecutive e vendendo oltre 45 milioni di copie. Ma quando nel 1979 i Pink Floyd stanno per registrare The Wall, sono quasi in bancarotta. Lo ha raccontato David Gilmour in un’intervista dicendo: «È stata colpa nostra. Abbiamo affidato ad altri la gestione dei nostri affari. Gli esperti finanziari hanno fatto un casino, e il fisco inglese voleva le tasse. Se non avessimo agito in fretta, saremmo andati in bancarotta. Abbiamo sbagliato, come succede a tutti». La società di consulenza Norton Warburg Group ha usato milioni di sterline della band per fare investimenti rischiosi, in modo da ridurre il patrimonio e la pressione fiscale ma il piano fallisce, gli investitori si ritirano e la band si trova con una aliquota fiscale dell’83 per cento.

«Sono stato costretto a occuparmi degli affari della band perché eravamo circondati da persone incapaci e disoneste» ha detto David Gilmour, «Da allora controllo ogni centesimo, firmo ogni assegno ed esamino tutto». I Pink Floyd si trovano di fronte ad un incredibile ultimatum: devono registrare un album per guadagnare soldi ed evitare il fallimento. Per fortuna ci sono le idee creative di Roger Waters e la grandezza della band in studio: l’album successivo dei Pink Floyd è The Wall che esce il 30 novembre 1979, numero uno in America per  15 settimane e al numero 3 in Inghilterra, vende 30 milioni di copie, è il secondo album più venduto della loro carriera dopo The Dark Side of the Moon e l’album doppio più venduto di tutti i tempi. 

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