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System Of A Down, Rick Rubin racconta di come aiutò i la band a creare Chop Suey!

Redazione Virgin Radio

Il produttore: "Fu folle e incredibile, quasi come una magia"

Il produttore Rick Rubin ha raccontato le difficoltà nella scrittura di uno dei pezzi più famosi del rock: Chop Suey! dei System Of a Down.

In un video pubblicato sul canale YouTube della band Victims Of A Down, Rubin racconta del processo di scrittura, in particolare del ponte della canzone, sottolineando che c'è sempre un modo per aggirare il problema. “La mia esperienza è che, quando sei aperto e cerchi degli indizi nel mondo, questi arrivano continuamente e spesso proprio quando ne hai bisogno”, afferma con saggezza il produttore, che poi entra nel merito proprio della canzone dei SOAD: “C'è una canzone, una canzone dei System of a Down chiamata Chop Suey, che contiene questa grande sezione di ponte per la quale Serj [Tankian], l'autore dei testi, non aveva parole. Mentre era alla ricerca di qualsiasi tipo di ispirazione, i SOAD stessero finendo il tempo a disposizione. Eravamo nella biblioteca della mia vecchia casa, e lui ha detto: 'Non trovo le parole’, e tutti ci dicevamo 'ok, qualcuno ha qualche idea?' Lui non ne aveva”.

Rubin non era certo nuovo a queste situazioni di stallo degli artisti, tanto da avere la soluzione anche per Tankian: “Gli dissi: ‘Va bene, prendi un libro’. Lui ne prese uno. Gli dissi: ‘Aprilo a qualsiasi pagina e dimmi la prima frase che vedi’. Lui lo aprì, e la prima frase che vide è quella che c’è nella canzone, ed è un punto fondamentale del brano”.

Rubin si riferisce alla parte “Father, into your hands I commend my spirit. Father, into your hands. Why have you forsaken me?” (Padre, nelle tue mani affido il mio spirito […] perché mi hai abbandonato?).

La fonte, ovviamente, sembra proprio essere la Bibbia, ma il produttore non ha mai rivelato di che libro si tratta.

“Raccomando il mio spirito”, troviamo scritto nella Bibbia, così come “Il Signore mi ha abbandonato e il mio Signore mi ha dimenticato”.

È incredibile – conclude Rubin – è come una magia. È folle. Il contesto non aveva nessun senso in quello che stava succedendo ma fu semplicemente fantastico”.

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