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Il 13 febbraio 1970, quando i Black Sabbath esordiscono con il suono di un temporale accompagnato dalle campane e poi dal riff oscuro di chitarra che apre il loro primo album omonimo, il pubblico rimane sconvolto.
La prima canzone dell’album, Black Sabbath non è solo uno dei primi esempi di heavy metal ma anche secondo molti la prima canzone “doom metal” della storia, una versione più lenta, disperata e incombente del suono metal che creerà un intero genere, citata come influenza da tutte le band della scena dai Pentagram americani ai Witchfinder General inglesi ai Candlemass svedesi.
La copertina contribuisce a creare il mito dei Black Sabbath: una foto scattata da Keith McMillan davanti ad un mulino sulle rive del Tamigi in un’alba nebbiosa da cui appare una figura inquietante vestita di nero la cui identità non viene svelata fino al 2020 (è la modella Louisa Livingstone che poi è diventata una musicista elettronica), ma è un dettaglio nascosto nell’artwork, una croce capovolta nella copertina interna a creare il collegamento tra la band e il satanismo.
«Improvvisamente ai nostri concerti ha cominciato ad apparire gente strana» ha ricordato il chitarrista Tony Iommi. Senza che la band ne sia a conoscenza, in America l’uscita del loro primo album viene anche celebrata con un evento dai membri della Chiesa di Satana fondata nel 1966 da Anton Szandor LaVey, un culto che non crede nella definizione religiosa del diavolo ma vede in Satana un simbolo positivo di orgoglio, individualismo e illuminazione. Mentre attirano le critiche dei conservatori e il timore delle famiglie, i Black Sabbath però vengono attaccati anche dai satanisti.
La band è concentrata solo sulla sua musica rivoluzionaria e usa solo l’estetica e non i significati dell’occultismo e dell’immaginario dark. E poi c’è la favolosa inconsapevolezza di Ozzy Osborne, che manda su tutte le furie i devoti del lato oscuro: «Una volta un gruppo di fottuti satanisti ci ha chiesto da fare un concerto a Stonehenge» ha raccontato in un’intervista, «Ma noi gli abbiamo detto di fottersi. Così ci hanno lanciato addosso una maledizione». La leggenda dice che tra i fan della band ci fosse anche un esperto di magia bianca che ha deciso di aiutare i Black Sabbath a combattere la maledizione: «Ha chiamato il nostro manager e ha detto che avrebbe fatto un rito per noi ma noi dovevamo iniziare a portare sempre al collo delle croci quando suonavamo dal vivo» ha ricordato Geezer Butler, il bassista della band «Ecco come è iniziata la storia delle croci! Ce le faceva il padre di Ozzy che lavorava in una fonderia di pezzi per automobili. Creava per noi delle enormi croci con gli scarti del metallo».
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