Rock News
09/06/2021
«La mia sessualità è al centro di ogni cosa che faccio, come il fatto di essere una donna e di essere nera». Deborah Dyer detta Skin, voce e leader degli Skunk Anansie e icona rock con la sua immagine, la voce potente e l’atteggiamento aggressivo con cui ha scosso l’estetica Britpop negli anni ’90 ha aderito alla campagna Life is Proud promossa dalla rivista Kerrang per celebrare il Pride Month, il mese dell’orgoglio LGBT.
«Una volta un giornalista mi ha chiesto: cosa è più importante per te? Essere nera, gay o donna?” Una domanda a cui è impossibile rispondere perché io sono tutte e tre le cose, sempre. Non è che il mio braccio sinistro è gay e il destro no» ha raccontato.
Skin è sempre stata anche impegnata a dare un significato politico alla sua band, fin dall’inizio della loro carriera iniziata nel 1995 con l’album Paranoid & Sunburnt. «Mi chiedevano: perché gli Skunk Anansie sono così politicizzati? Perché vengo dalla comunità nera di Brixton. Siamo stati messi da parte e dimenticati durante gli anni della Thatcher, i fondi pubblici venivano tagliati nel nostro quartiere. Se cresci in una zona difficile dimenticata dal tuo governo, ti fai la stessa domanda: cosa posso fare?». Skin ha risposto con il primo singolo degli Skunk Anansie, Little Baby Swastika e con gli altri pezzi, Intellectualise My Blackness e Yes, It’s Fucking Political, mentre con Rise Up ha affrontato il tema del femminismo. «Le nostre canzoni parlano di temi politici legati alla sessualità» ha spiegato Skin, «E il punto di vista è sempre quello di una donna nera e omosessuale».
Nella sua biografia It Takes Blood and Guts, Skin ha raccontato la sua infanzia nella comunità giamaicana di Brixton, la trasformazione in Skin il giorno in cui si è rasata i capelli e i pregiudizi che ha dovuto affrontare in famiglia e nel suo quartiere, fino a quando ha trovato la sua dimensione nel rock, dove si è sentita accettata: «Far parte della scena musicale di Londra è sempre stato il mio sogno. La percezione comune è che il rock sia fatto sempre dalle stesse persone: quattro ragazzi bianchi con i capelli lunghi. Non è vero. Tutti sono i benvenuti nel rock, tutti accettano tutti. Quando facevamo i primi concerti allo Splash Club di Kings Cross venivano giamaicani da Brixton, asiatici, gente che frequentava i club S&M, fanatici del rock che si sballavano in pista. Tutti avevamo qualcosa in comune: amavamo le chitarre elettriche, stare sotto al palco e divertirci». L’intervista a Skin fa parte di un video che Kerrang ha realizzato per la campagna Life is Proud e che verrà pubblicato sulla pagina Facebook della rivista. Skin ha voluto esprimere anche la sua opinione sul tema stesso del Pride, ovvero la creazione di momenti di rivendicazione per la comunità LGBT: «Credo che oggi il discorso sia diventato più ampio e debba includere i transgender e le persone di colore, ma comunque la cosa più importante è che si tratta di un grande party aperto a tutti. Non è solo un Gay Pride, è per tutti»
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