Loading

Rock News

Pat Smear, il legame con Kurt Cobain e quell'ultimo messaggio in segreteria: "Non ho potuto aiutarlo un’ultima volta"

Redazione Virgin Radio

Il chitarrista dei Nirvana, poi dei Foo Fighters, era molto legato a Cobain: fu lui a portarlo in ospedale a Roma

Pat Smear era un fan dei Nirvana da molto tempo prima di ricevere la telefonata di Kurt Cobain che gli chiede di unirsi alla band per il tour del 1993. «Avevo letto un’intervista in cui Kurt diceva che per lui i Nirvana dovevano essere una band di quattro persone. Ho pensato: voglio essere io il quarto. E poi è successo». La stima è reciproca, perché Kurt Cobain è un fan dei Germs, la band punk formata da Pat Smear con Darby Crash nel 1976 che ha influenzato tutta la scena punk rock americana con un solo album, G.I. del 1979. Fra i due si crea un legame speciale.

Pat Smear ha già 34 anni, molta esperienza nel mondo del rock e per Kurt diventa un punto di riferimento nel momento in cui il successo dei Nirvana sfugge al suo controllo e mette in pericolo la sua fragile stabilità mentale. Nel 1993 i Nirvana non sono più solo una rock band, sono diventati un prodotto commerciale. Kurt Cobain non vuole diventare una superstar del rock e non sopporta che la band debba fare cose che non vuole fare (apparizioni televisive, tour) per far guadagnare tutte le persone che gli stanno intorno, soprattutto i discografici. «Nel 1993 voleva interrompere il tour ma non era possibile perché i promoter ci avrebbero fatto causa» ha raccontato Pat Smear nel documentario dei Foo Fighters Back & Forth.

Durante una pausa di dieci giorni del tour europeo, Dave Grohl torna in America, Pat rimane con Kurt, che da Monaco vola a Roma. È lui che lo porta in ospedale la mattina del 3 marzo 1994 quando Kurt va in overdose nella sua stanza all’Hotel Excelsior per aver mischiato champagne e una dose eccessiva di sonniferi Rohypnol. Courtney Love lo trova privo di coscienza alle 5.30 del mattino, chiama la reception dell’hotel, arriva un’ambulanza che lo porta prima al Policlinico Umberto I (dove gli viene fatta la lavanda gastrica) e poi all’American Hospital.

«Io ero con lui e non sapevo cosa fare» ha raccontato Pat Smear, «Alla fine ho detto: è Kurt Cobain, salvatelo. Non chiamate la stampa». L’intervento rapido dei medici salva la vita a Kurt, che cinque giorni dopo viene dimesso dall’ospedale e torna a Seattle.

Il tentativo di ricovero nella clinica di disintossicazione Exodus Recovery Center di Los Angeles in cui Kurt finisce dopo un solo giorno: Kurt esce a fumare una sigaretta, scavalca il muro della clinica, va all’aeroporto e prende un volo per Seattle. Di fianco a lui in aereo c’è Duff McKagan: «Sembrava contento di vedermi, ma sentivo con tutto me stesso che c’era qualcosa che non andava». A Seattle, Kurt sparisce. Courtney Love assume un investigatore privato che non riesce a trovarlo, i Nirvana annunciano che non parteciperanno al Loolapalooza Festival il 7 aprile, e il giorno dopo un elettricista incaricato di installare un sistema di sicurezza nella sua casa su Washington Boulevard a Seattle lo trova morto. Kurt Cobain si è suicidato a 27 anni, il coroner stabilisce una data: 5 aprile 1994. Dave Grohl, Krist Novoselic, Pat Smear e tutti gli amici dei Nirvana ancora oggi pensano a cosa avrebbero potuto fare per salvarlo, anche se come ha detto Dave Grohl: «Purtroppo nessuno può davvero salvare una persona da sé stesso». Pat Smear ha raccontato un dettaglio molto toccante: «Mi ha telefonato, ma io non ero in casa e mi ha lasciato un messaggio nella segreteria telefonica. Non ho potuto aiutarlo un’ultima volta».  

This page might use cookies if your analytics vendor requires them.