Loading

Rock News

AC/DC, Angus Young: "Malcolm diceva che la nostra musica serve per far divertire i ragazzini, prima che conoscano i Pink Floyd"

Redazione Virgin Radio

Il chitarrista ha ricordato il fratello scomparso e come reagì alla morte di Bon Scott

Durante una recente intervista a Rolling StoneAngus Young degli AC/DC ha parlato del fratello scomparso Malcolm, degli inizi della loro carriera, dell'ispirazione che i due trovavano nello scrivere i pezzi, ma anche delle critiche... perché è capitato spesso che qualcuno li accusasse di fare sempre e sempre la stessa musica. 

Gli AC/DC sono da poco tornati al loro pubblico con un nuovo album - il 17esimo per l'esattezza in Australia - dal titolo "PWR/UP". Il disco vede il ritorno del cantante Brian Johnson, del batterista Phil Rudd e del bassista Cliff Williams, ed è dedicato alla memoria di Malcolm Young, morto nel 2017. È il primo lavoro senza di lui. 

Quasi tutte le canzoni di "PWR/UP" sono opera di Angus e Malcolm. "Molte delle idee provengono dal periodo precedente a Black Ice [ndr, album del 2008]", spiega il chitarrista. "Quando abbiamo realizzato quell'album, avevamo tanto materiale perché avevamo scritto parecchie canzoni. Quindi ho pensato: Mi concentrerò su quelle che amava di più e tirerò fuori i pezzi. Questa è stata la guida che ho usato". 

Angus parla anche dei primi tempi della band e di come lui e il fratello abbiamo creato un suono distintivo, quello che ancora oggi ci viene in mente se pronunciamo quelle 4 lettere, AC/DC. "Nel corso degli anni, Malcolm ed io elaboravamo le nostre idee, poi ci sedavamo e le esaminavamo, criticandoci a vicenda. Era inutile arrivare con idee che non fossero quelle che pensavamo identitarie degli AC/DC. Non era come se venissimo dal jazz o dal blues. Arrivavamo con idee che pensavamo funzionassero per gli AC/DC. Questa è stata la nostra guida. È sempre stato così fin dall'inizio. Conosciamo il nostro stile, sappiamo cosa stiamo cercando e di conseguenza quando le persone lo sentono dicono: Bene sono loro". 

È capitato più di una volta che qualcuno criticasse la band. Secondo alcuni, infatti, gli AC/DC avrebbero fatto lo stesso album più e più volte. Un modo per dire, insomma, che sono ripetitivi. Angus torna su questo argomento e dice: "Malcolm diceva sempre: Sì, beh, hanno detto che abbiamo lo stesso suono perché siamo la stessa band. Questo è quello che siamo. Non siamo mai voluti entrare in un territorio che non fosse il nostro. E poi diceva: Li prendiamo prima che vadano al college e che si dirigano verso i Pink Floyd, o qualcosa del genere [ride]". 

Malcolm voleva fortemente che la band continuasse a fare musica dopo la sua morte: anche se non è stato affatto semplice, il fratello ha cercato di esaudire questo desiderio. "È stato difficile - racconta - perché lui è stato l'inizio di tutto. È stato il fondatore e mi ha dato un lavoro, cosa che all'epoca mi ha un po' scioccato. Siamo cresciuti e abbiamo suonato insieme, ma lì per lì ho pensato: Perché? E lui mi ha risposto: Beh, la band ha bisogno di un altro strumento. E tu sei un bravo chitarrista". 

"Anche quando si stava ammalando gravemente - continua Angus - faceva del suo meglio per cercare di andare avanti. Ed era quello che mi diceva sempre di fare". 

Nel 1980, la band fu colpita dalla morte del cantante Bon Scott e Malcolm reagì in modo molto maturo, ricorda il fratello: "All'epoca stavamo scrivendo dei pezzi che poi sarebbero diventate le tracce di Back in Black e mi ha detto: Guarda, invece di deprimerci, andiamo in studio e continuiamo a fare quello che stavamo facendo prima. Suoneremo e ci aiuteremo, si spera, a superare. Ed è quello che abbiamo fatto. È stata una buona terapia, e probabilmente era il suo e il mio modo di affrontare le cose. Forse quella era la forza di Malcolm. Diceva sempre: OK, vediamo cosa possiamo fare". Il segreto, quindi, è non scoraggiarsi mai. 

This page might use cookies if your analytics vendor requires them.