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John Belushi: da outsider a star. Tra luci e ombre ecco la vera storia della vita del grande attore e showman

La ricerca della fama di una vera rockstar, nato da genitori albanesi e mai del tutto integrato nella società americana

John Belushi: da outsider a star. Tra luci e ombre ecco la vera storia della vita del grande attore e showman

23/01/2025

Attore e musicista, John Belushi è stato davvero un grande artista. La sua vita, però, purtroppo è stata breve e, sebbene sia stata costellata di successi, è stata anche tragica sotto diversi aspetti. Belushi è diventato famoso grazie alle prime edizioni del celebre programma della NBC, Saturday Night Live e nella sua carriera è riuscito a creare dei personaggi ormai diventati iconici e indelebili nella memoria dei fan.

Ben presto anche Hollywood si è accorto dell’incredibile talento di John ed è così che lo ha trasformato in una star del cinema con la commedia del 1978 Animal House, diretta da John Landis. Da quel momento in poi la sua carriera è stata un susseguirsi di successi, fino ad arrivare ai Blues Brothers, opera che oggi è considerata leggendaria. Nonostante la fama e i soldi, però, come riporta grunge.com, John Belushi è stato vittima del suo stesso successo. La sua dipendenza dalla droga alla fine lo ha ucciso a soli 33 anni.

Ma i demoni che l’attore si portava dietro da tempo erano molti di più e non riguardano solo la droga. La sua esistenza è stata tragica per diversi motivi. Innanzitutto, John ha dovuto sempre fare i conti con le sue origini e con la sua condizione di immigrato: nato il 24 gennaio del 1949, l’attore era il figlio maggiore di una coppia di immigrati albanesi, Adam e Agnes Belushi. È cresciuto a Wheaton, nei sobborghi nei dintorni di Chicago e non è mai riuscito a integrarsi davvero: come riporta un articolo del Guardian pubblicato nel 2019 in occasione di quello che sarebbe stato il 70esimo compleanno dell’attore, i suoi genitori hanno sempre rifiutato di adeguarsi agli standard americani, uno stile di vita che non riconoscevano ed è anche comprensibile, almeno in parte. Tuttavia, questo loro atteggiamento ha fatto sì che John si sentisse come un eterno outsider: a scuola era circondato da coetanei americani, poi tornava a casa e si ritrovava in una famiglia che viveva come se si trovasse ancora in Albania, come ha spiegato sua moglie, Judith Belushi-Pisano. John così alla fine non si sentiva né americano né albanese e questa sua crisi d’identità lo ha accompagnato per tutta la vita. Da adolescente sentiva di essere diverso dagli altri ed evitava di invitare gli amici a casa perché non voleva che conoscessero la sua famiglia. Il conflitto con i genitori divenne più forte quando il padre capì che il figlio non avrebbe mai continuato la tradizione di famiglia come lui avrebbe voluto: John non era interessato a fare lo stesso lavoro del padre, che era un ristoratore di successo, e rifiutò più volte le sue offerte di lavorare insieme.

Tralasciando la situazione familiare, per il resto, almeno in apparenza, Belushi era un tipico ragazzo americano: al liceo era un bravo atleta, è stato anche vice-capitano della squadra di football della sua scuola. Era un bravo studente e divenne ben presto un idolo per i suoi coetanei grazie al suo incredibile senso dell’umorismo e alla sua simpatia, ma anche alla sua bravura nello sport. Nel periodo dell’adolescenza, inoltre, il giovane sviluppò un grande interesse per le scienze ma soprattutto per il teatro e la musica. Ben presto John capì che la sua vita sarebbe stata su un palco.

Fu proprio il suo professore di teatro al liceo, Dan Payne, a incoraggiarlo a seguire le sue aspirazioni. L’insegnante aveva intuito il suo talento e lo portò a visitare la Second City, ossia quello che storicamente fu il primo teatro stabile di Chicago dedicato all’improvvisazione comica: questa esperienza colpì profondamente il giovane John che si convinse sempre di più che quella sarebbe stata davvero la sua strada. Qualche anno più tardi, infatti, entrò a far parte di Second City e disse: “Il palco è l’unico posto dove so cosa sto facendo”.

A quel punto della sua vita, insomma, John Belushi aveva ormai compreso che la recitazione sarebbe stata il suo futuro. Tuttavia, l’artista non voleva e non poteva rinunciare agli studi e così decise di iscriversi al college ma impiegò diverso tempo prima di capire quale fosse il percorso accademico più adatto a lui. Con una borsa di studio ottenuta grazie al football, John riuscì a entrare nell’esclusiva scuola di arti liberali della Wesleyan University dell’Illinois: questo, però, era un istituto d’élite e lui non si trovava bene in quell’ambiente, così ben presto decise di cambiare e di iscriversi all’Università del Wisconsin. Dopo un solo anno, tornò a casa a Wheaton e si iscrisse al College di Dupage, dove alla fine riuscì a conseguire una laurea in arte.

Nel frattempo, John continuava a seguire la sua passione per la commedia e mise su il West Compass Trio, una sua compagnia di improvvisazione comica formata insieme ai suoi amici Tino Insana e Steve Beshakes.  A quanto pare, però, John utilizzò anche dei pezzi del Second City e rischiò anche guai legali; alla fine, però, il teatro decise di assumerlo come artista principale e a soli 22 anni divenne il più giovane attore mai ammesso nella compagnia.

Nonostante la sua personalità esuberante e il suo talento formidabile sul palco, nel privato John Belushi era una persona molto sensibile e fragile, come molti suoi amici hanno poi raccontato. Il conflitto interiore dovuto alle sue origini in seguito gli creò problemi anche durante la sua carriera: oggi il nome Belushi è associato al Saturday Night Live, ma in realtà inizialmente il creatore dello show, Lorne Michaels, lo rifiutò. Nonostante tutti nell’ambiente glielo raccomandassero, a Michaels non piaceva lo stile irriverente ed esplicito di Belushi, così come non gli piacque il suo aspetto poco curato, al punto che arrivò a dirgli di radersi e poi tornare alle audizioni aperte a tutti.

Belushi alla fine riuscì a convincere Michaels con il personaggio del samurai, anche se il direttore dello show continuava a non vedere di buon occhio il suo stile insolente, temendo che avrebbe potuto distruggere l’equilibrio perfetto che aveva creato tra i vari artisti del suo programma. Alla fine, però, dovette ricredersi perché il successo di John fu enorme, anche se poi l'attore fu costretto a fare i conti con un rivale che iniziava ad avere successo proprio come lui, ovvero Chevy Chase. Fu anche per questo che nel 1977 Belushi accettò subito il ruolo del protagonista nel film Animal House, mentre il Saturday Night Live si avviava ormai verso la terza edizione.

John decise di provare anche con il cinema, ma allo stesso tempo non voleva di certo mollare il posto conquistato così faticosamente nel comedy show: così, per non venire meno a nessuno dei suoi impegni, per un periodo si divise tra New York e l’Oregon, costringendosi ad affrontare lunghi viaggi in aereo ogni due-tre giorni. Il regista Landis disse che in quel periodo l’attore sembrava sfinito, ma nonostante la stanchezza diede il massimo anche sul set.

Il film successivo che vide Belushi come protagonista fu 1941, la prima commedia diretta da Steven Spielberg che utilizzò un budget altissimo per realizzarla: il film, però, si rivelò un grande flop. Nel frattempo, l’attore iniziava ad avere seri problemi di dipendenza dalla cocaina e la situazione si aggravò proprio durante la lavorazione di questo film. Nonostante questo, tutti sembravano chiudere un occhio sui suoi problemi, almeno fino a che questi non avessero intaccato la qualità del suo lavoro.

John continuò a dividersi senza sosta tra il cinema e il Saturday Night Live e continuava ad abusare di cocaina proprio per mantenersi sempre sveglio ed energico, senza considerare i gravi danni alla sua salute. La droga, però, divenne un grosso problema sul set di The Blues Brothers nel 1980, perché rischiò di compromettere il lavoro. A quel punto, come riportò un articolo di Vanity Fair in seguito, Belushi era ormai consapevole di avere una dipendenza ormai fuori controllo e aveva anche iniziato a pensare di andare in riabilitazione, ma non prima di aver finito ciò che stava facendo. Per continuare a lavorare, però, continuava a sentire il bisogno di fare uso di cocaina e non riuscì più a smettere, finendo così in un circolo vizioso senza via d’uscita. Il regista Landis definì quel film come una battaglia per tenere vivo l’attore: sul set era perfetto, ma fuori crollava e questo causò numerosi ritardi alla produzione.

Dopo The Blues Brothers le porte di Hollywood sembrarono chiudersi per John: i produttori temevano di lavorare con lui proprio per il suo problema con la droga. Per salvare la sua carriera, John decise così di ripulirsi e disintossicarsi. Per un periodo ci riuscì e realizzò altri due film, Continental Divide e Neighbors. Poi, però, finì di nuovo nel tunnel e, oltre che di cocaina, iniziò a fare uso anche di eroina, sostenendo di farlo per realizzare un film documentario sulla musica punk-rock. Alla fine, John perse la sua battaglia contro la droga a soli 33 anni, morendo nel 1982 in una stanza del famoso hotel Chateau Marmont, dove si era rifugiato per lavorare al suo prossimo progetto. Come è accaduto purtroppo anche a tanti altri artisti, anche John Belushi si è lasciato sopraffare dai suoi demoni, privando il mondo del suo grande talento, grazie al quale probabilmente avrebbe regalato ai fan tanti altri capolavori.

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