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Foo Fighters, Dave Grohl: “quella volta che David Bowie rifiutò una collaborazione mandandomi a fan***o”

Il frontman ricorda il divertente episodio all'interno della sua serie di racconti Dave’s True Stories

Foo Fighters, Dave Grohl: “quella volta che David Bowie rifiutò una collaborazione mandandomi a fan***o”

30/04/2020

Negli scorsi mesi Dave Grohl ha raccontato molti aneddoti e storie del passato legati in particolar modo alla sua carriera. Una in particolare racconta il primo incontro del leader dei Foo Fighters con il leggendario David Bowie.

Innanzitutto, Dave ha spiegato di essere da sempre un fan del Duca Bianco: “David Bowie ha dato un contributo indelebile alla colonna sonora della mia vita sin da ragazzino – ha scritto – il suo primo album, David Live, lo ascoltavo continuamente in salotto quando ero bambino, mentre il grande classico Suffragette City era una hit che suonavo sempre durante le feste in giardino con la mia band nerd del liceo nei primi anni ‘80”.

In seguito, David Bowie ha sempre accompagnato Dave nel suo percorso musicale, in modi diversi: “Quando i Nirvana sono stati chiamati da MTV per girare una puntata dei loro celebri Unplugged nel 1994, noi abbiamo dovuto affrontare una sfida molto difficile – ha raccontato – ovvero quella di tradurre le nostre canzoni rock distorte, dissonanti e urlanti in qualcosa più in linea con quella ballata acustica degli Extreme. Era praticamente impensabile! Avendo visto gli altri concerti unplugged, il pensiero di eseguire una canzone come Floyd The Barber o Territorial Pissings con delle chitarre acustiche era talmente ridicolo che alla fine sembrò un’idea brillante. Chiaramente – ha continuato – alcune nostre canzoni non avrebbero retto a una trasformazione così disastrosa e così Kurt scelse qualche cover per completare il set. Tra queste c’era anche The Man Who Sold The World di David Bowie (ringrazio Pat Smear per averci spiegato come suonarla in modo appropriato). Questa eccezionale canzone in quella performance televisiva avvicinò la musica di Bowie al mio cuore ancora di più e non divenne solo una parte del repertorio live della nostra band, ma anche un ricordo che custodisco ancora oggi”.

Nella sua carriera Dave Grohl ha poi avuto anche la possibilità di incontrare David Bowie e per lui fu un’emozione enorme: il Duca Bianco si sarebbe esibito durante lo stesso festival estivo europeo dove si sarebbero esibiti anche anche i Foo Fighters. Dave era fuori di sé dalla gioia di poter incontrare dal vivo il suo idolo di sempre: “Pensate solo che ancora adesso lo considero più che umano, praticamente un alieno – ha scritto ancora nella sua storia – quando quella sera entrò camminando sul palco (o forse levitò?), a me sembrò di avere di fronte un’altra forma di vita. Sembrava loStarmanche da bambino avevo tanto cercato nel cielo notturno, aspettando che la sua astronave dorata scendesse nel cortile di casa portarmi via dalla mia banale vita suburbana. Quella per me fu la prima volta in cui vidi la grazia e il potere di Bowie dal vivo e questa visione mi portò a una sorprendente rivelazione – ha continuato – non è il volume, non sono le luci, non è il numero di strumenti sul palco a trasformare un festival fangoso in qualcosa di magico. No. È l’essere umano sul palco che riempie il posto di gioia. Solo gettando via la sua sigaretta, David Bowie era riuscito a far cadere 40.000 persone sotto il suo incantesimo, me compreso”.

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In seguito, le strade di Dave Grohl e David Bowie si sono incontrate più volte, ad esempio quando nel 1997 la band si esibì al Madison Square Garden per la festa in occasione del 50esimo compleanno del leggendario artista, oppure quando, anni dopo i Foos si ritrovarono a lavorare con Tony Visconti, il suo produttore. In quel periodo Dave Grohl stava componendo la colonna sonora per un film e così Visconti pensò di chiedere a Bowie se fosse interessato a partecipare.

Una mattina per caso ho aperto la mia casella di posta elettronica e ho letteralmente sussultato quando ho visto il suo nome – ha raccontato in proposito Dave – lui aveva ascoltato il nostro pezzo! Ma, a parte questo, David Bowie mi aveva scritto un’email! Cosa? Con l’eccitazione di un bambino iperattivo la mattina di Natale, ho trattenuto il respiro e l’ho aperta di corsa”. Il Duca Bianco gli ha fatto i complimenti in modo molto gentile, ma gli ha detto che in quel momento non era interessato a quel genere di cose, anche se non escludeva che un giorno avrebbero potuto lavorare insieme. Grohl gli ha risposto così: “Grazie per aver ascoltato la canzone, spero tu stia bene. Fammi sapere se un giorno avrai voglia di fare musica insieme”. A quel punto Bowie gli ha risposto: “Bene, questo lo abbiamo stabilito. Adesso vai a f*****o”.

Di fronte a questa risposta, Dave rimase molto perplesso: non sapeva se prenderla sul serio oppure se il Duca Bianco avesse semplicemente risposto con ironia. “Ci vediamo tra altri 17 anni”, gli ha risposto. “Non se ti incontro prima”, ha replicato il Duca Bianco, lasciando di nuovo perplesso il frontman dei Foos. “Non ci saranno altri compleanni al Madison Square Garden?”, gli chiese a quel punto. “No, non ci saranno altri compleanni – fu la risposta di Bowie – li ho finiti”. “Ho pensato che volesse mettermi alla prova – continua Dave nel suo racconto – così ho provato a essere un po’ ironico anche io. ‘Beh, tu saresti più che benvenuto alla festa di compleanno per i miei 50 anni al Madison Square Garden. Mi troverai allo stand degli hot dog di fronte!’, gli ho risposto così. Lui mi ha scritto subito queste parole ‘Aspetta, tu non hai ancora 50 anni! Nessuno arriva più a 50 anni… i 50enni sono i nuovi morti! Comunque quella è stata una bella serata, non trovi?’”.

A quel punto Dave ha compreso che il grande artista probabilmente voleva solo prenderlo un po’ in giro: “Il sollievo che ho provato in quel momento fu come un glorioso battesimo. Con ogni muscolo del mio corpo che iniziava a rilassarsi dopo l’ansia paralizzante dei minuti precedenti, sono sprofondato di nuovo nella mia poltrona, come rinato – ha continuato il frontman – Alleluia! Potevo finalmente respirare di nuovo perché avevo capito che David Bowie non mi aveva davvero detto di andarmene a f****o (o forse l’ha fatto, ma nel modo più gentile possibile, e persino questo è stato un onore per me)”.

Da quel momento in poi, la corrispondenza tra i due continuò in modo amichevole, tra ricordi di quella famosa festa di compleanno e la promessa di rivedersi il prima possibile. Tutto questo accadde poco tempo prima della scomparsa del grande artista, quando ancora nessuno sapeva che fosse malato. “Quando è morto due giorni dopo la pubblicazione del suo ultimo album, Blackstar, io ho ripensato a tutto questo con grande affetto ma anche con profonda tristezza – ha scritto ancora Dave nelle sue storie – in particolare ripensando a quella sua email. Mi spezzò il cuore leggere ‘No, non ci saranno altri compleanni. Li ho finiti’. Ho pensato che forse lui sapesse qualcosa che noi non sapevamo ma, essendo il galantuomo che è sempre stato, non voleva farci soffrire. In ogni caso, fa ancora male. Nulla dura per sempre – ha concluso – ma le cose più belle sembrano sempre finire troppo presto”.

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