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Red Hot Chili Peppers, Flea e l'omaggio a Kobe Bryant: “Lo amavamo tutti e lo ringrazio perché ha unito tante persone”. Il video

Il bassista conosceva molto bene il campione della NBA scomparso pochi giorni fa

Il 26 gennaio scorso il terribile incidente in elicottero che ha causato la morte dell’ex campione della NBA, Kobe Bryant, di sua figlia Gianna Maria e di altre sette persone, ha sconvolto il mondo dello sport e non solo. L’ex stella dei Los Angeles Lakers era conosciuto e amato davvero da tutti e in questi giorni sono stati tanti gli omaggi nei suoi confronti da parte dei personaggi dello sport e dello spettacolo.

Oggi arriva anche il ricordo di Flea: il bassista dei Red Hot Chili Peppers è da sempre un appassionato di basket e conosceva molto bene Kobe Bryant, per questo motivo la sua morte lo ha lasciato davvero senza parole. Tra l’altro, nel 2016 fu proprio lui a suonare l’inno americano in occasione dell’ultima partita della carriera del grande cestista. 

Adesso Flea sta affrontando un grande dolore ma ha voluto ricordare l’amico con queste parole: “Ricordo Kobe Bryant come una persona in evoluzione, in continua evoluzione – ha detto in un’intervista per ESPN – ed è stata una figura così iconica nel panorama di Los Angeles, era una persona che tutti noi amavamo”.

È arrivato nei Lakers quando aveva 17 anni – ha proseguito Flea – l’ho conosciuto quando aveva 17 anni e ho subito notato la sua trasformazione in un giocatore della squadra fino a diventarne un leader, dopo aver giocato forse un po’ egoisticamente quando è entrato a far parte della league. Poi si è ritirato e lo abbiamo visto evolversi ancora di più – ha sottolineato – lui era anche un narratore, ha scritto dei libri per bambini. Allenava una squadra di ragazze e sapere che se n’è andato in questo modo è semplicemente devastante, così come lo è sapere della perdita della sua meravigliosa figlia Gianna”.

Flea ammette che di fronte a tragedie simili anche i suoi punti fermi iniziano a vacillare: “Per me è un momento di lutto – ha proseguito – è stato un periodo di preghiere e dover fare i conti con eventi del genere e cercare di capire perché accadono è qualcosa che mette davvero a dura prova la fede”. 

Nonostante il dolore, però, il bassista dei Red Hot riesce a vedere qualcosa di positivo perché è convinto che una persona come Kobe Bryant potrà essere da esempio a tanti altri e diventerà un simbolo che unirà le persone: “Uno dei motivi per i quali amo lo sport e il basket in particolare è che ci unisce tutti – ha sottolineato – persone di qualsiasi strato sociale, di qualsiasi razza, di qualsiasi sfumatura dell’essere umano. Ci riuniamo tutti insieme perché amiamo questa cosa bellissima. È un’arte. Il basket riesce a riunirci tutti sotto la cupola di questa incredibile forma d’arte, nella quale vediamo persone che portano dei cambiamenti e vanno avanti e più in profondità, in questo senso la morte di Kobe ci fa sentire tutti uniti. Così possiamo riunirci tutti e piangere tutti insieme, rendendoci conto che qualcosa di epocale è accaduto e che noi non saremo mai più gli stessi. E nulla in questa città sarà più la stessa cosa. Così – ha concluso – sia durante la sua vita che con la sua morte, Kobe ci ha riunito tutti e per questo senso di comunione io esprimo la mia gratitudine”.

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