Rock News
26/01/2023
La tragica morte di Kobe Bryant e di sua figlia Gianna ha sconvolto il mondo dello sport e non solo.
Kobe ha trascorso buona parte della sua infanzia e adolescenza in Italia, seguendo il padre ex campione NBA e crescendo cestisticamente proprio tra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia. Era molto legato al nostro paese e parlava benissimo la lingua. Per onorare la memoria di Black Mamba, così veniva chiamato, il giorno dopo la scomparsa del grande campione venne organizzato un immenso evento spontaneo allo Stample Centre di Los Angeles per ricordare una delle più grandi star della pallacanestro mondiale, all'interno della sede dei Lakers, quella che per anni è stata anche la casa di Kobe.
Quel giorno moltissime rockstar dedicarono il loro pensiero all'improvvisa e tragica scomparsa del campione e della sua bambina, ma uno in particolare ne rimase sconvolto, nella fede e nel cuore: Flea
Il bassista dei Red Hot Chili Peppers, è sempre stato un grandissimo fan dei Lakers e grande amico di Kobe, e fu lui a suonare l'inno americano il giorno della sua ultima partita della carriera nel 2016.
Il giorno successivo alla morte del grande campione decise di ricordarlo con queste parole:
"Ricordo Kobe Bryant come una persona in evoluzione, in continua evoluzione, è stata una figura così iconica nel panorama di Los Angeles, era una persona che tutti noi amavamo. È arrivato nei Lakers quando aveva 17 anni, l’ho conosciuto in quel momento e ho subito notato la sua trasformazione, da giocatore di squadra a vero leader, dopo aver giocato forse un po’ egoisticamente quando è entrato a far parte della league. Poi si è ritirato e lo abbiamo visto evolversi ancora di più, lui era anche uno scrittore, ha scritto dei libri per bambini. Allenava una squadra di ragazze e sapere che se n’è andato in questo modo è stato devastante, così come lo è sapere della perdita della sua meravigliosa figlia Gianna. Per me è un momento di lutto, è stato un periodo di preghiere e dover fare i conti con eventi del genere e cercare di capire perché accadono è qualcosa che mette davvero a dura prova la fede”.
Dopo aver assistito al funerale di Kobe e della sua piccola Gianna Flea decise di scrivere una lettera aperta su instagram: «L’immensa manifestazione d’amore di ieri per Kobe, per la sua bellissima figlia Gianna e per le altre meravigliose persone che abbiamo perso, è stato davvero qualcosa di potente. In questi giorni dopo la sua morte mi sta distruggendo ricevere messaggi da un’enorme quantità di persone che mi scrivono per farmi sapere che sono in lacrime, che sono scioccate o tristi. Tra queste persone ci sono anche molti amici che hanno espresso antipatia per Kobe quando era vivo, per varie ragioni. Di fronte a tutto questo ho tratto una conclusione, ossia che quando Kobe giocava a basket, spesso si trovava in un posto oltre ogni limite, era lì in area, perso in quel momento, completamente nel presente e pienamente nel suo spirito. In quei momenti abbiamo potuto vedere cosa significa essere illuminati. Come un monaco che se ne sta seduto in una grotta sull’Himalaya per tutta la vita. E lo ha fatto più volte, di fronte a tutti noi, in televisione. Che vi piaccia o meno,tutti noi desideriamo vivere completamente il momento. È nella natura umana ed è la nostra unica possibilità di essere davvero felici, che sia o meno consapevolmente. Lo abbiamo visto e lo abbiamo provato. E ha superato qualsiasi barriera umana. Io lo amavo».
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