Rock News
22/10/2025
«Forse non siete ancora pronti per questo, ma ai vostri figlio piacerà». È una delle battute più memorabili di Ritorno al Futuro, primo capitolo della geniale trilogia di Robert Zemeckis uscito nei cinema nell’ottobre del 1985. Marty McFly, il personaggio interpretato da Michael J. Fox ha appena finito di fare uno show spettacolare con la sua chitarra rossa, improvvisando un assolo sul finale di Johnny B. Goode sul palco della festa del liceo di Hill Valley a tema «Incanto sotto al mare», e il pubblico di studenti (fra cui la ragazza che diventerà sua madre, Lorraine) è rimasto sconvolto e senza parole. È il 1955, l’anno in cui Chuck Berry pubblica Maybellene, il suo primo successo Rhythm and Blues. Mancano tre anni alla rivoluzione rock’n’roll scatenata con Johnny B. Goode uscito nel 1958.
Nel film, uno dei musicisti degli Starlighters, la band che ha accompagnato Marty McFly è corso verso un telefono: «Chuck, sono tuo cugino Marvin. Marvin Berry» gli dice, «Sai quel nuovo sound che stai cercando? Senti questo». Nel suo ultimo libro dedicato al flm che lo ha reso un’icona, “Future Boy: Back to the Future and My Journey Through the Space Time Continuum” Michael J. Fox racconta tutti gli omaggi ai più grandi chitarristi del rock che ha voluto inserire in quella scena iconica: la camminata come Jimmy Page, la chitarra suonata dietro la testa come Jimi Hendrix, il braccio che ruota alla Pete Townhsend, il tapping alla Eddie Van Halen. Niente è lasciato al caso: Michael J. Fox lavora a lungo con il coreografo Brad Jeffries e l’insegnante di chitarra Paul Hanson per rendere omaggio alla storia del rock. «Robert Zemeckis mi ha detto che quella è la scena che si è divertito di più a girare in tutta la sua carriera» scrive nel suo libro.
Una celebrazione del potere del rock’n’roll che secondo Michael J. Fox è stata aggiunta dal regista con lo sceneggiatore Bob Gale: «Per inserire un momento di pura gioia». Non è funzionale alla trama del film: sua madre Lorraine e suo padre George si sono finalmente innamorati, e lui può tornare nel 1985. «Ma hanno fatto bene: è impossibile guardare quella scena senza sorridere».
Michael J. Fox ha raccontato anche la sua reale carriera come chitarrista: «Non avevo un grande talento, ma amavo suonare la chitarra. Suonavo in una band chiamata Halex da ragazzino, eravamo la band della Accademia Navale di Burbank in Canada. I nostri concerti erano praticamente colonne sonore delle risse nel bar. Quando iniziavano a picchiarsi suonavamo qualche pezzo lento, ma andavano avanti lo stesso. Mio padre è venuto a vedermi suonare ed era impressionato. Mi ha chiesto: quanto hai guadagnato? E io: cento dollari. E quando hai speso per affittare gli strumenti? Quattrocento dollari, papà».
Quaranta anni dopo, Ritorno al Futuro continua ad appassionare il pubblico: «Anche io quando mi capita di vederlo passare in televisione lo guardo dall’inizio alla fine» ha detto Michael J. Fox, «È stato bellissimo, avevo 23 anni, lavoravo di giorno alla sitcom Casa Keaton e giravo di notte le scene di Ritorno al Futuro, non mi fermavo mai. Sono grato a tutti quelli che hanno amato questo film. Solo una cosa non sopporto: quando i fan mi fermano e mi fanno domande sui viaggi nel tempo e il “continuum spazio temporale”. Rispondo: state perdendo tempo, non ne ho idea».
Secondo lui, il significato più importante di Ritorno al Futuro è il messaggio: «È un film sulla consapevolezza di sé e su come affrontare i bulli e le difficoltà, due temi che le persone affrontano continuamente nella loro vita. Dice una cosa a tutti: non ascoltare chi dubita di te e ti dice che non puoi fare qualcosa».
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