Rock News
11/11/2025
Il leggendario artista britannico, visionario del pop sofisticato e vincitore di un Grammy, Joe Jackson torna con un nuovo disco e un tour per il 2026. «Hello cruel world / I'm not going away / So I might as well have my say», canta Joe Jackson nel suo nuovo album, e non c’è dubbio che, in un momento in cui molti dei suoi contemporanei hanno perso la loro passione, il loro talento, la loro voce o persino la vita, Jackson continui a crescere sempre di più. Hope and Fury potrebbe, di fatto, essere il suo miglior album di sempre.
Hope and Fury uscirà in tutto il mondo il 10 aprile 2026 ed è disponibile in preordine da oggi. Joe Jackson e la sua band intraprenderanno un importante tour nel 2026 per accompagnarne la pubblicazione: in Italia sarà dal vivo l’11 novembre al Teatro Duse di Bologna, il 12 novembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il 14 novembre al Teatro Lirico di Milano. Virgin Radio è partner ufficiale delle tre date italiane dell’Hope and Fury Tour di Joe Jackson.
JOE JACKSON
HOPE AND FURY TOUR
11 novembre 2026 – Teatro Duse - Bologna
12 novembre 2026 - Auditorium Parco Della Musica (Sala Sinopoli) - Roma 14 novembre 2026 – Teatro Lirico – Milano
Biglietti in vendita dalle ore 10.00 del 14 novembre.
Per info: www.virusconcerti.com
Sebbene spesso descritto come un artista camaleontico che “cambia continuamente stile”, Jackson sostiene che la maggior parte dei suoi album appartengano al “suo personale mainstream”: raccolte di canzoni pop sofisticate, che utilizzano combinazioni di strumenti e di ritmi diversi. Allo stesso tempo, Jackson rivendica il diritto di allontanarsi dalla sua cifra stilistica abituale. Come ha dichiarato in una rara intervista recente per la rivista britannica Chap: «Ho sempre saputo che avrei fatto musica per tutta la vita. Quindi, ogni tanto, faccio qualcosa di diverso, per mantenerla interessante.» L’ultimo “passo di lato” di Jackson, Mr. Joe Jackson presents Max Champion in ‘What A Racket!’ (LINK), lo ha visto calarsi con ironia nei panni di un dimenticato intrattenitore da Music Hall dell’Inghilterra edoardiana.
L’album Hope and Fury riporta al presente, e al “mainstream JJ”, con nove nuovi brani di grande spessore. Dopo aver gettato le basi dell’album ai Fuzz Factory Studios di Michael Tibes a Berlino, Jackson è tornato ai Reservoir Studios di New York con il co-produttore Patrick Dillett, riunendo la sua band “a intermittenza” dal 2016: il “bassista per la vita” Graham Maby, il chitarrista Teddy Kumpel e il batterista Doug Yowell — con l’aggiunta delle percussioni latine del peruviano Paulo Stagnaro. Il risultato potrebbe ricordare ai fan un incrocio tra Fool (2019), Laughter and Lust (1991) e Night and Day (1982).
Così come quegli album, anche Hope and Fury è ricco di grandi melodie, testi intelligenti e originali e groove funky, con la voce e il pianoforte di Jackson forti come — se non più forti di — sempre. In linea con il titolo (un gioco ironico su Land of Hope and Glory), questo è un Joe Jackson più inglese di quanto abbiamo visto da parecchio tempo (forse un’influenza di Max Champion?), con alcuni brani che suggeriscono un rapporto di amore/odio con la sua terra natale.
Il brano di apertura, Welcome to Burning-By-Sea, descrive una cittadina costiera di fantasia ispirata a Brighton e alla Portsmouth in cui è cresciuto Jackson, ma che si rivela essere un microcosmo dell’intero Paese; mentre End of the Pier contrappone in modo ingegnoso uno spaccato di vita della classe operaia britannica del 1922 a una versione post-pandemia del 2022.
A conti fatti, questo è un album pieno di contrasti, ma perlopiù vivace, con l’inconfondibile ironia alla JJ sempre in primo piano: dal sarcasmo pungente di I’m Not Sorry alla parodia giocosa in Fabulous People, fino alla pura e semplice follia di Do Do Do. In The Face, un personaggio qualunque si ritrova smarrito in un clima politico arrabbiato e polarizzato. Altri due brani richiamano la modalità melodica “agrodolce” spesso associata a Jackson: Made God Laugh esprime una sorta di serena rassegnazione adulta nei confronti della vita in generale, mentre After All This Time propone una riflessione simile su una relazione di lunga data. L’album segue anche una tradizione tipica di Joe Jackson, chiudendo con una ballata lenta — in questo caso una delle sue più belle, See You In September.
Joe Jackson non ha alcuna intenzione di farsi da parte. Dividendo il suo tempo tra New York e Portsmouth (UK), Jackson si definisce “bicoastal” sia geograficamente che musicalmente — e Hope and Fury come Bicoastal LatinJazzFunkRock.
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