Rock News
14/06/2025
Lars Ulrich, che ha fondato i Metallica nel 1981 insieme a James Hetfield e li ha guidati in pochi anni attraverso la scena heavy metal di Los Angeles e San Francisco (dove si trasferiscono con l’arrivo di Cliff Burton al basso) in un percorso di evoluzione dall’underground del debutto Kill Em All al successo dei due album Ride the Lightning e Master of Puppets, ha dichiarato quali sono le due cose di cui va più fiero: “La nostra indipendenza e la nostra autonomia. Non abbiamo mai fatto niente per il motivo sbagliato. Non ci siamo mai venduti per una montagna di soldi, rinunciando al nostro controllo creativo”.
Dal suono maestoso del Black Album del 1991 che li allontana dal trash metal alla svolta hard rock di Load e Reload alla fine degli anni 90 fino al ritorno alla furia e alla potenza dell’ultimo album 72 Seasons, i Metallica hanno seguito il loro percorso, consumati dalla ricerca della perfezione tecnica (e anche dalle tensioni interne), sempre alla ricerca della massima autenticità e connessione con il pubblico e di quel suono che Lars Ulrich ha definito: “Puro e organico. Abbiamo fatto un buon lavoro nel preservare la nostra integrità”.
Nella stessa intervista, Lars Ulrich ha nominato i batteristi che lo hanno influenzato di più nella sua carriera, cominciando con il grande Ian Paice dei Deep Purple che gli ha cambiato la vita quando suo padre lo ha portato a vedere un concerto dei Deep Purple a Copenhagen da ragazzino e lui ha abbandonato l’idea di seguire la tradizione di famiglia e diventare anche lui un tennista. “In ordine sparso, Phil Rudd degli AC/DC, Charlie Watts dei Rolling Stones, John Bonzo Bonham dei Led Zeppelin. E poi Ian Paice, che ha sostenuto molto i Metallica all’inizio della nostra carriera. Parlavo spesso con lui al telefono, mi sembrava di vivere un sogno".
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