Rock News
24/12/2024
L’ultima ricerca scientifica condotta nel 2015 ha dato un risultato inaspettato. L’obiettivo era un classico della scienza applicata alla musica: determinare con dati, statistiche e parametri scientifici quali siano le canzoni che trasmettono più entusiasmo e felicità nella storia del rock.
Nel corso degli anni ci sono state varie classifiche stilate sulla base delle analisi di istituti di ricerca e realtà accademiche, e quasi sempre al primo posto si è piazzata Don’t Stop Me Now dei Queen, il travolgente inno alla spensieratezza di Freddie Mercury pubblicato sull’album Jazz del 1979, seguita da altri classici come Dancing Queen degli ABBA e Good Vibrations dei Beach Boys, ma anche Girls Just Wanna Have Fun classico pop di Cindy Lauper del 1983 . Nel 2015 il neuroscienziato Jacob Jolij, direttore del dipartimento di psicologia dell’Università di Groningen e studioso del processo cognitivo (con una attenzione particolare al rapporto tra conscio e inconscio) ha deciso di creare una playlist completa con 110 canzoni che rendono felici. I parametri entro cui si manifestano le esperienze personali e i gusti soggettivi sono quelli dei Bpm (battiti per minuto) che secondo Jolij devono essere compresi tra 100 e 150, e la presenza di accordi in maggiore. Ci sono però altri dati che offrono risultati sorprendenti, come la struttura ritmica ripetitiva che risponde ad un bisogno essenziale del nostro cervello e quindi crea un senso di soddisfazione tramite il rilascio di dopamina. Per questo nella sua playlist trova spazio anche un brano come The Eye of the Tiger dei Survivor.
È il brano che dà il titolo dal terzo album della rock band americana Survivor, formata a Chicago nel 1978 dal cantante Jim Peterik e dal chitarrista Frankie Sullivan, un successo improvviso che si piazza al numero uno in classifica per sei settimane in America e per quattro settimane in Inghilterra nel maggio 1982. Il merito è di Sylvester Stallone, che ha chiesto ai Survivor di scriverla per la colonna sonora del film Rocky III, terzo capitolo della epica storia del pugile italoamericano Rocky Balboa, uno dei più grandi successi dell’anno. Stallone aveva chiesto prima ai Queen il permesso di usare un loro pezzo, Another One Bites the Dust. Quando la band di Freddie Mercury ha detto di no, Stallone ha contattato i Survivor chiedendo “Un pezzo di rock da strada, con un ritmo che ricordi un match di boxe”. Il titolo viene da una frase detta a Rocky dal suo allenatore, l’ex rivale diventato amico Apollo Creed che lo assiste nella sua sfida contro Clubber Lang, interpretato da Mr. T. : «Devi avere l’occhio della tigre». Diventa uno dei pezzi più famosi del rock anni 80 e secondo il Dottor Jacob Jolij, anche una delle canzoni che trasmettono più energia positiva.
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