Rock News
03/11/2022
Il 3 marzo 1992 i Soundgarden pubblicavano il singolo Rusty Cage, terzo estratto dal grandioso album Badmotorfinger uscito l'8 ottobre 1991. Un brano destinato a fare la storia della formazione guidata da Chis Cornell, complice anche un'inaspettata cover realizzata dal grande Man In Black Johnny Cash nel 1996 per l'album Unchained.
A ispirare la scrittura di questo potente e irripetibile brano dei Soundgarden fu il tempo trascorso da Chris Cornell all'interno del tour bus durante una tournee in Europa, come da lui stesso raccontato in un'intervista di qualche anni fa al magazine Spin: "Ho un ricordo molto ricordo di quello che guardavo fuori dal finestrino, vedevo la campagna e mi sentivo un po' represso. Non ho mai scritto nessuna delle parole del testo durante quel viaggio, ma in qualche modo me le sono ricordate. Quando abbiamo finito il tour, e i Soundgarden sono tornati a casa a Seattle, ho preso una chitarra e ho cercato di farmi venire in mente la musica che sentivo affine all'essenza di quella canzone. Volevo creare una specie di crossover con la musica dei Black Sabbath che non avevo mai provato a fare prima. Ho pensato che sarebbe stato bello e possibile. Poi mi sono detto: "Se qualcuno può farlo, sono proprio i Soundgarden". All'epoca ascoltavo molto Tom Waits e mi chiedevo come i Soundgarden potessero avvicinarsi a immaginari simili a quelli e mi sono chiesto come sarebbe suonata la musica. "Rusty Cage" è ciò che mi è venuto in mente".
Un versione del brano, completamente stravolta e riarrangiata, venne registrata dal grande Johnny Cash nel suo album del 1996, Unchained, che vinse un Grammy Award per il miglior album country. Il bassista Ben Shepherd, alla domanda sul motivo per cui il grande Man In Black decise di realizzare una cover di Rusty Cage, rispose così: "Probabilmente perché contiene parole cattive e sincere. Chris è un grande scrittore e Johnny probabilmente potrebbe identificarsi con questo. Johnny ha sempre sostenuto, se leggi i suoi libri, come deve sembrare un cantante che stia dicendo la verità. È tutta una questione di verità. Se lo intendi, se lo pensi davvero, allora suona bene. Se non lo intendi è una cosa finta e la gente se ne accorge anche a un miglio di distanza".
Rick Rubin ha raccontato così il suo primo incontro con Johnny Cash: «Abbiamo parlato, ma avremmo anche potuto anche stare zitti e avremmo comunicato lo stesso». Nasce così uno degli esperimenti musicali più potenti e riusciti degli ultimi decenni, la serie di album di cover della American Recordings, l’etichetta fondata da Rick Rubin dopo aver lasciato il rap e la Def Jam, in cui la leggenda Johnny Cash mette la sua voce, la sua interpretazione e la mistica di The Man in Black al servizio di canzoni scritte da altri. American Recordings esce nel 1994, seguito da Uncahined nel 1996, Solitary Man nel 2000 e infine American IV, The Man Comes Around del 2002 che è il disco numero 87 nella carriera incredibile di Johnny Cash, a cui ne seguiranno due postumi.
«Non sapeva chi fossi, ma voleva capire perché avessi chiesto di lavorare con lui in un momento in cui non riusciva a trovare un contratto discografico. Ci siamo visti a casa mia, gli ho detto: suonami qualche canzone che ti piace. Ha iniziato a fare vecchie canzoni country che non avevo mai sentito, era magnifico».
Intorno alla sua voce, Rick Rubin costruisce un vero monumento alla storia della musica americana scegliendo con lui le canzoni. Cash avvicina una nuova generazione e rende solenne decenni di rock, folk e pop da Desperado degli Eagles a I Won’t Back Down di Tom Petty fino a Personal Jesus dei Depeche Mode rilanciando la propria carriera.
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