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AC/DC, Brian Johnson racconta i suoi primi momenti con la band: "pensai che mi avrebbero cacciato dopo due giorni"
Il frontman inglese: "Entrare negli AC/DC mi faceva paura. È stato meravigliosamente spaventoso"
Nell’estate del 1980 gli AC/DC pubblicarono Back In Black, il loro settimo album, il primo con il nuovo cantante: Brian Johnson, che militava nei Geordie.
Dopo la scomparsa del leader Bon Scott, avvenuta nel febbraio dello stesso anno, la band attraverso un momento di incertezza sul futuro, nonostante il lavoro in studio precedente, Highway To Hell, li avesse universalmente lanciati in cima ad ogni classifica e il loro successo fosse ai massimi livelli.
La decisione di proseguire con della nuova musica e con una nuova voce fu, a posteriori, la migliore che gli altri membri potessero prendere, ma all’inizio non fu facile né per loro né per Johnson. In una recente intervista con AXS TV, il cantante ha raccontato parte di quelle settimane, all’insegna dell’inizio di una nuova era, quando la band si recò alle Bahamas proprio per produrre il nuovo album. “Entrare negli AC/DC mi faceva paura. È stato meravigliosamente spaventoso. Avevo 32 anni, pensavo: 'Cosa ci faccio qui? Ok, entro un paio di giorni si renderanno conto che non vado bene per loro”. Johnson ha poi continuato, dando un insight del primo testo scritto per gli AC/DC, niente di meno che You Shook Me All Night Long: “Sai, Malcolm [Young] è venuto da me, penso il secondo giorno, e ha detto: 'Sai scrivere i testi?' E io ho detto: 'Ci proverò.' Disse: 'Bene, ecco qua!' E ha iniziato a suonare. E appena ho sentito quel riff, ho scritto. Già allora ero un fanatico delle automobili, quindi la prima riga che ho buttato giù è stata: ‘She was a fast machine, she kept her motor clean’. È stata la cosa migliore che potevo inventare!”.
Johnson ricorda anche di aver vissuto una sorta di “blocco dello scrittore”, prima di ritrovare l’ispirazione proprio dalle isole delle Bahamas, in cui non era mai stato fino a quel momento: “Una delle cose che ricordo, avevo già scritto circa cinque canzoni e mi dissi 'Accidenti, non ho più niente da scrivere', e succedeva tutti i giorni. Mutt Lange, il produttore, è arrivato e ha visto che non ero il solito me stesso allegro, a colazione, e ha detto 'Va tutto bene, Brian'. E io risposi: 'Sì, sto solo faticando un po'. Ed era una giornata davvero brutta, come non avevo mai visto prima. C’era una tempesta tropicale. E il cielo si fece nero, e c’erano i tuoni...” ed ecco che, quasi per magia, arrivò il testo di Hells Bells, che Johnson ha definito un “bollettino meteorologico”.
“Quindi, sono stati solo tutti questi fattori ad aiutarmi... Non ti rendi mai conto di quando qualcosa è così favoloso e sembra così facile, e ogni volta che provi a farlo di nuovo, non funziona mai!”, ha concluso il cantante.