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David Bowie e quella volta che scrisse una canzone durante un'intervista per Playboy. Scopri la storia

Il Duca Bianco, durante un'esilarante e controversa intervista con Cameron Crowe, scrisse di getto un brano dedicato al mondo del rock

David Bowie e quella volta che scrisse una canzone durante un'intervista per Playboy. Scopri la storia

10/01/2022

Nel 1976 David Bowie fa un’intervista con la rivista Playboy che rimane nella storia. Non è l’unica volta che il magazine fondato da Hugh Hefner a Chicago nel 1953 (si dice grazie ad un prestito di mille dollari della madre) ha ospitato sulle sue pagine momenti fondamentali del rock: l’8 dicembre 1980, quando John Lennon viene ucciso a New York, la redazione sta impaginando la Playboy Interview a John Lennon e Yoko Ono fatta da David Sheff che uscirà sul numero di gennaio 1981 e verrà pubblicata in un libro.

L’intervista a David Bowie è una celebrazione dell’importanza raggiunta da Playboy nella cultura americana: sulla copertina del primo numero c’è Marilyn Monroe, tra gli intervistati nelle Playboy Interviews ci sono anche Malcolm X, Martin Luther King e il candidato alla presidenza Jimmy Carter e nel decennio tra il 1966 e il 1976 la rivista pubblica racconti di scrittori importanti come Kurt Vonnegut, John le Carré, Saul Bellow, Vladimir Nabokov e Michael Crichton.

Quando incontra il ragazzo prodigio del giornalismo musicale americano, Cameron Crowe (che ha solo 19 anni ma è già una firma di Rolling Stone e diventerà un regista di culto negli anni ’90 coni film Singles, Jerry Maguire e Almost Famous in cui racconta la sua vita e la sua carriera), David Bowie è nel pieno della sua trasformazione in uno dei suoi personaggi più inquietanti e controversi, il Thin White Duke.

Vive a Los Angeles solo di notte, è magro e pallido in modo impressionante, ha pubblicato un album di rock sperimentale Station to Station e ha appena interpretato un ruolo dal quale (anche a causa della sua dipendenza da cocaina) fa fatica ad uscire, quello di un alieno che si aggira disperso nel mondo degli anni ’70, protagonista del film L’Uomo che cadde sulla Terra di Nicolas Roeg. Nelle sue risposte è evasivo, freddo, a volte sprezzante (fa un commento su Elton John che gli costa quasi l'amicizia con lui: «Preferisco ascoltarlo in radio che parlargli») ma è anche profondo, divertente e in alcuni momenti incredibilmente aperto e sincero, come quando usa le pagine di Playboy (conoscendo bene il suo ruolo di rottura) per affrontare il tema della sua ambiguità sessuale: «E’ vero, sono bisessuale ma non posso negare di aver usato questo fatto per lanciare la mia carriera. Credo sia la cosa migliore che mi sia mai capitata. Ed è anche divertente».

Ad un certo punto David Bowie si rivolge a Cameron Crowe: «Scriviamo una canzone?» e comincia a scrivere un pezzo intitolato Audience, spiegando che: «Parla del rock’n’roll». Nella prima strofa Bowie nomina i Led Zeppelin, poi chiede a Crowe di dirgli i nomi di altri artisti e quando lui cita Stevie Wonder e Joni Mitchell prende la chitarra per accompagnarsi: «Tutti amiamo Joni Mitchell, vero?» dice mentre compone le strofe per lei «E’ troppo brava, non ha bisogno che io canti di lei». Bowie spiega la sua attitudine spontanea e imprevedibile alla scrittura dicendo: «Come vedi non ci sono regole nel mio modo di comporre». Cameron Crowe allora gli chiede: «E’ così che hai scritto Changes?» e Bowie risponde secco: «No, ma è così che ho scritto la maggior parte dell’album Diamond Dogs. Mi hai chiesto di altre rockstar, hai avuto una canzone. Non ti lamentare».

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