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Bruce Springsteen, la storia di Greetings from Asbury Park, N.J.: "La prima volta che lo ascoltai in radio rimasi sotto shock e in estasi"
"Una macchina si è fermò all'angolo della strada. Un tizio abbassò il finestrino e dalla radio si sentiva suonare Spirit in the Night"
Era il 1973, Bruce Springsteen aveva appena firmato un contratto discografico con la Columbia Records dopo la prima leggendaria audizione del 12 maggio 1972 con John Hammond e il 5 gennaio 1973 pubblicò il suo album di esordio Greetings from Asbury Park, N.J.
È un album che nasce dalla fame, dall’esigenza di uscire dalla vita senza prospettive che lo aspetta nel New Jersey e dalla voglia di raccontare storie. Bruce e il suo manager Mike Appel lo hanno registrato con la E Street Band ai 914 Sound Studios uno studio molto economico fuori New York, per risparmiare al massimo sull’anticipo della Columbia. Contiene alcuni dei pezzi più narrativi e struggenti della sua carriera, da Lost in the Flood a It’s Hard to Be a Saint in the City a Mary Queen of Arkansas, storie di persone ai margini in cerca di riscatto nelle strade del New Jersey, costruite come sceneggiature di film, ma il presidente della Columbia Clive Davis lo rifiuta perché non contiene nessun pezzo che possa essere lanciato come singolo.
Bruce scrive velocemente due canzoni nuove, Blinded by the Light e Spirits in the Night, che vengono registrate l’11 settembre 1972 ed escono come primo e secondo singolo nel febbraio e maggio del 1973. L’album viene ben accolto dalla critica (la rivisita Crawdaddy scrive: “Springsteen canta con una freschezza e una urgenza che non si sentiva da quando siamo stati colpiti da Like a Rolling Stone”), ma vende pochissimo.
Però, come ha raccontato a BBC Radio, un giorno Bruce ottiene la prima grande soddisfazione della sua carriera: «Ero all’angolo di una strada nel Connecticut, una macchina si è fermata davanti, il tizio ha abbassato il finestrino e dalla radio si sentiva suonare Spirit in the Night. Volevo correre verso di lui e gridare: hey, sono io! Ma non l’ho fatto, sono rimasto fermo lì, sotto shock e in estasi».
Nella sua autobiografia, Born to Run, Bruce ha dato una definizione incredibile della radio e dell’importanza che ha avuto nella sua vita, grazie a sua madre Adele Zerilli che la teneva sempre accesa nella casa in cui è cresciuto a Freehold, New Jersey.
«La musica alla radio è un sogno febbrile condiviso, un’allucinazione collettiva, un segreto spifferato a milioni di persone, una voce che sussurra all'orecchio del Paese intero. Se è dirompente, sovverte il messaggio trasmesso tutti i giorni dalle autorità costituite, dalle agenzie pubblicitarie, dai mezzi di comunicazione di massa, dalle società di informazione e più in generale dai custodi dello status quo, abituati come sono a intorpidirci la mente, anestetizzarci l'anima e mortificare ogni traccia di vitalità».