Rock News
Pearl Jam, ecco perché la band di Eddie Vedder è stata fondamentale per la nascita del grunge
Il gruppo si è formato a Seattle nell’era post-punk e ha contribuito a fondare un nuovo genere
Era l’inizio degli anni ’90 quando nella fervida scena musicale di Seattle iniziò a diffondersi un nuovo movimento che fu poi definito come “grunge”. Questo nuovo genere si sviluppò ben presto e conquistò tutti in quella che era considerata l’era post-punk: in questo contesto, una delle band che sicuramente ha contribuito alla sua diffusione sono i Pearl Jam.
Per comprendere il loro ruolo nella storia del grunge, però, occorre fare qualche passo indietro. Come riporta biography.com, le origini del gruppo che poi fu chiamato Pearl Jam risalgono addirittura al 1984, quando un bassista originario del Montana, Jeff Ament, e un chitarrista di Seattle, Stone Gossard, si unirono a un altro chitarrista, Steve Turner, al batterista Alex Vincent e al cantante Mark Arm per formare i Green River, band che deve il suo nome a un serial killer locale. Come racconta il documentario Five Against One: The Pearl Jam Story di Kim Neely, mentre altri gruppi di Seattle si concentravano ancora sul punk oppure si spostavano verso l’hard-rock o il metal, i Green River pubblicarono quello che molti considerano ancora oggi il primo vero disco grunge, ovvero l’EP contenente sei tracce e intitolato Come On Down.
Purtroppo la band si sciolse nel 1988, prima di riuscire a pubblicare un LP. Ament e Gossard, però, non si diedero per vinti e continuarono a inseguire le loro ambizioni: i due furono molto fortunati a incontrare Andy Wood, eclettico musicista e frontman dalla presenza scenica straordinaria, con il quale fondarono i Mother Love Bone, insieme al chitarrista Bruce Fairweather e al batterista Greg Gilmore. Le loro performance iniziarono ad avere successo e la band riuscì a firmare il primo contratto discografico con la PolyGram Records nel novembre del 1988.
Nell’autunno del 1989 il gruppo registrò il primo disco, Apple, ma purtroppo nel marzo del 1990 Andy Wood morì di overdose da eroina, proprio pochi giorni prima la pubblicazione del disco. Com’è noto, la morte del cantante sconvolse la vita dei suoi amici e compagni. Stone e Ament, però, alla fine riuscirono a trovare la forza di andare avanti e incontrarono un altro musicista che aveva la loro stessa voglia di emergere e di fare musica: Mike McCready.
Insieme al batterista dei Soundgarden, Matt Cameron, i tre registrarono le prime cinque demo, che in seguito diventarono note come le Stone Gossard Demos ’91. Cameron, però, era impegnato con la sua band, così fu chiamato Jack Irons dei Red Hot Chili Peppers che li aiutò per un periodo, ma rifiutò di entrare a far parte della band. Fu proprio lui, però, a consigliargli un altro valido musicista che avrebbe potuto fare al caso loro.
Stiamo parlando di Eddie Vedder: il futuro leader dei Pearl Jam conosceva molto bene Irons perché aveva lavorato spesso come “roadie”, ossia come tecnico per le grandi band che facevano concerti nella zona in cui si trovava. Veniva da Chicago, ma aveva trascorso l’adolescenza a San Diego, dove lavorava di notte per potersi dedicare alla musica di giorno. Una sera si mise ad ascoltare le Stone Gossard Demos che gli erano pervenute dopo essersi messo in contatto con Ament e Gossard: poi andò a dormire e la mattina dopo andò a fare surf, una passione che lo porta a cavalcare le onde ancora oggi. Una volta tornato a casa, si mise a scrivere i testi per tre delle canzoni dei suoi futuri compagni di band: poi le cantò e rispedì il nastro registrato a Seattle. Fu così che nacquero tre meravigliosi brani tra i primi composti dai futuri Pearl Jam, ossia Alive, Once e Footsteps.
Questi tre brani bastarono per fare colpo su Ament e Gossard che non ci pensarono due volte e convocarono subito Vedder nella loro città per iniziare a suonare insieme. In seguito fu trovato anche il batterista, Dave Krusen, e la band si mise a provare per poi esibirsi per la prima volta il 22 ottobre del 1990 all’Off Ramp Cafe di Seattle con il nome provvisorio di Mookie Blaylock, ispirato a un giocatore della NBA. Quella sera eseguirono molte delle canzoni che poi finirono nel loro primo album, Ten, pubblicato nel 1991. Prima dell’uscita del disco, il nome fu cambiato in Pearl Jam, ispirandosi, pare, a un’anziana nativa americana che era solita preparare confetture con ingredienti naturali dalle proprietà psichedeliche.
Il potenziale di questa band dal sound sempre più vicino a quello che poi diventò il grunge fu subito chiaro a tutti. Dopo vari cambiamenti alla batteria, alla fine la band trovò in Dave Abbruzzese, un ragazzo proveniente dal Texas con un background funk, il pezzo mancante del puzzle e la band iniziò così ufficialmente la propria carriera facendo il grande salto, dalla scena locale di Seattle che li ha visti nascere, fino alla scena nazionale, per conquistare poi, negli anni a venire, quella mondiale.
In realtà, pochi anni dopo anche Dave Abbruzzese lasciò la band e alla fine alla batteria arrivò Matt Cameron, proprio colui che aiutò Ament e Gossard con le prime demo quasi fosse un segno del destino. Dopo 30 anni, i Pearl Jam sono ancora sulla cresta dell’onda, sono una band che riunisce migliaia di persone negli stadi di tutto il mondo, grazie a quell’intesa musicale e a quella chimica che nacque tra Ament e Gossard in primis, e poi con McCready e Vedder. Il loro merito è stato quello di esplorare nuovi orizzonti musicali agli inizi degli anni ’90 e di rientrare tra quelle band che hanno abbandonato progressivamente le sonorità degli anni’80 per creare qualcosa di nuovo, il grunge per l’appunto. In decenni di carriera, com’è ovvio che sia, il sound dei Pearl Jam si è evoluto sempre di più, trasformandosi più volte fino a diventare il rock maturo che è oggi, pur senza rinunciare a quella vena grunge che emerge ancora in molti pezzi. Con una carriera come la loro, i musicisti nel loro ultimo album, Gigaton, uscito nel marzo scorso, hanno potuto permettersi, a ragione, di sperimentare ancora una volta, lasciando libero spazio alla loro forza creativa, la stessa che li fece emergere trent’anni fa.