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Phil Collins ha avuto un ruolo fondamentale nella carriera solista di Robert Plant. Ecco perchè

È stato lo stesso frontman a raccontare come e perché il batterista dei Genesis gli sia stato di supporto.

Cosa ha a che vedere Phil Collins con la carriera solista di Robert Plant? Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, il batterista dei Genesis ha avuto un ruolo fondamentale nella storia del cantante dopo la fine della sua esperienza come frontman dei Led Zeppelin.

A spiegarlo è stato lo stesso Robert Plant durante una puntata del suo podcast Digging Deep. Quando il cantante ha concluso la sua carriera con la leggendaria band, si è ritrovato a dover cominciare qualcosa di nuovo e in questo il consiglio e il supporto di Phil Collins è stato significativo: il batterista lo ha aiutato a imparare a cavarsela da solo, senza i suoi compagni di band, e gli ha insegnato a trasformare un’idea musicale in qualcosa di più concreto. In quel periodo, tra l’altro, Collins stesso stava riscuotendo un enorme successo come solista, quindi forse è proprio perché aveva maturato una certa esperienza che è potuto essere utile al suo amico.

Alla fine del 1980 non avevo un posto dove andare – ha raccontato Robert Plant – i Led Zeppelin erano finiti. John Bonham era morto. Così ho formato gli Honeydrippers. Ci esibivamo gratis nei club in Inghilterra. E fu così che suonai in questa grandiosa band, erano davvero dei bravi musicisti. L’autista del nostro pullman, il cui nome era Big Dave, era solito presentarsi davanti alla porta del club per chiedere ‘Chi suona qui stasera?’ – ha raccontato ancora – e se qualcuno menzionava il mio nome, allora ce ne andavamo, perché dovevano essere concerti degli Honeydrippers e volevamo suonare solo i nostri pezzi”.

Dopo un po’ di tempo, però, Robert Plant iniziò a capire che quell’idea a lungo andare non avrebbe potuto funzionare: “C’è un limite alle volte in cui è possibile suonare le canzoni di Gene Vincent davanti a 13 persone al Limit Club di Derby – ha spiegato – ho pensato ‘Vorrei davvero sapere se siamo in grado di creare un grande sound che appaia forte, senza che sia davvero tanto, tanto pesante e duro’. Così ho messo su una band”.

Robert Plant veniva dall’esperienza dei Led Zeppelin ed è dunque normale che si sia sentito un po’ intimidito per ciò che gli altri si aspettavano da lui una volta entrati in studio di registrazione. “Era la prima volta che rientravo in studio dopo aver abbandonato ‘l’asilo’ dei Led Zeppelin – ha spiegato in proposito – non avevo ancora davvero realizzato quanta pazienza e concentrazione servono in studio per riuscire a far suonare insieme delle persone, per riuscire a ottenere qualcosa di davvero tanto importante, perché i Led Zeppelin sembravano essere spuntati fuori come per magia. Invece quella per me rappresentava una vera svolta… - ha sottolineato - dovevo davvero trovare la mia strada in quel contesto perché davvero non conoscevo più il ‘galateo’ dello studio di registrazione, dopo tutto quel successo ottenuto con i Led Zeppelin. Non mi ero mai messo davvero dietro a un mixer, tranne in quelle occasioni in cui ho spinto un po’ di più gli effetti sulla voce qua e là, nei pezzi di Led Zeppelin”.

Ed è stato proprio in quel momento che è entrato in gioco il batterista dei Genesis: “Sono stato aiutato in modo assoluto e ammirevole da Phil Collins – ha raccontato ancora Plant - è venuto da me e mi ha detto ‘John Bonham è stato probabilmente l’influenza più importante che ho avuto nella mia vita. Mi siederò su quello sgabello per te’”. Il cantante ha descritto l’amico come un “concentrato di energia” durante i lavori per il suo album di debutto del 1982, Pictures At Eleven e anche per quello seguente, uscito nel 1983, The Principle Of Moments.

Plant ha voluto sottolineare il grande “entusiasmo, l’infinita energia e l’enorme allegria” con i quali Collins era solito lavorare. “Ci siamo davvero divertiti tantissimo – ha raccontato ancora – Poi è venuto in tour con noi. Mi disse ‘Posso farlo per un mese’, era il momento in cui la sua In The Air Tonight stava sfondando. Ogni sera, quando tornavamo con il bus, ci rimproverava tutti per aver suonato troppo lenti, troppo morbidi o troppo freddi, potevi dirlo ai ragazzi, ma Phil non ne voleva proprio sapere! – ha scherzato per poi concludere – lui si metteva in piedi sul palchetto della batteria e, con le bacchette in mano, diceva ‘Fate le cose per bene! Forza, andiamo!'”. In questa puntata del suo podcast, insomma, Robert Plant ci ha raccontato una storia davvero significativa: un gigante della musica che ha aiutato e supportato un altro gigante della musica nella sua carriera.

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