Ne conservo qualcuna in armadio, custodite gelosamente in onore di un tempo in cui il mondo pareva girare al ritmo di una contestazione silenziosa che anche da ragazzino iniziavi a percepire. In quegli anni poteva succederti di trovarti in classe con altre venti persone addobbate allo stesso modo, quei bei camicioni larghi su jeans strappati capelli ruffi e Dr.Martens.
La camicia pesante a quadrettoni colorati la trovavi a due lire alle banchette del mercato sotto casa e tutti fecero incetta, raccontando con nonchalance di portarle da sempre ; la musica che usciva dai mangianastri sgangherati era fatta di chitarre che suonavano come il rock americano aveva quasi dimenticato: qualcuno lo chiamava grunge con malcelata sufficienza, per qualcun altro fu l'ultima grande era del rock americano. Dopo qualche anno ogni maitre à penser del fashion aveva assorbito e reinterpretato la camicia di flanella, ripresa in una miriade di contesti e rigirata a suo piacimento in vestitini attillati e contesti elegantissimi: puro zeitgeist mid-90s.
Massima vittoria o massima sconfitta del grunge? Poco importa, oggi: l'aria è cambiata un'altra volta, il revival di lustrini tastiere e capelli cotonati sta iniziando a diventar vecchiotto, tocca ripescare un'altra epoca. Tu fiuta l'aria, togli le camicie dalla canfora e reinterpretale a tuo piacimento: dimmi un po', hai già fatto un salto a qualche festa anni '90?
Francesco Farabegoli
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