Rock News
25/10/2019
In occasione dell’uscita del film di Western Stars, Bruce Springsteen ha rilasciato una lunga intervista alla CBS in cui ha parlato non solo di questo suo ultimo lavoro, ma anche della sua vita privata.
Parlando del film di cui è sia regista che protagonista, il Boss ha affermato che non si può definire in un genere ben preciso: “È un mix di performance live – ha spiegato – ma poi ci sono questi intermezzi riflessivi, tramite i quali abbiamo realizzato una sorta di mini-film tra una canzone e l’altra nella speranza di spiegare in maniera più approfondita il significato di ciascuna canzone”.
In questi intermezzi tra una canzone e l’altra è il Bruce Springsteen cantautore, artista ma soprattutto uomo a parlare di sé. Durante l’introduzione alla canzone Tucson Train, ad esempio, il Boss racconta: “Ho trascorso circa 10,000 ore per studiare e perfezionare le mie conoscenze musicali. Ma ho trascorso molto più tempo, circa 35 anni, a imparare come lasciarmi alle spalle le parti più distruttive del mio carattere”.
Ma dunque, quello che vedremo in Western Stars sarà davvero Bruce Springsteen oppure saranno solo dei personaggi? “Penso che ogni volta che crei un personaggio in un certo senso racconti una parte di te – ha detto ancora il Boss – utilizzi una gran varietà di dettagli che non hanno nulla a che fare con la tua vita, ma in realtà stai tirando fuori le tue emozioni sotto diversi punti di vista ed è proprio questo che il pubblico percepisce come autenticità al giorno d’oggi. Non mi riferisco necessariamente ai dettagli della canzone. È l’autenticità delle emozioni di quella canzone ciò che stai trasmettendo. Per questo motivo io cerco sempre di fare in modo che risultino vere”.
Secondo Springsteen il pubblico ama essere sorpreso ma, allo stesso tempo, vuole sentirsi a casa proprio attraverso delle emozioni che sente affini ai propri stati d’animo. In realtà, Western Stars è anche una dedica a Patti Scialfa, la donna che è accanto al Boss da una vita: “Stiamo insieme da 30 anni – ha raccontato il musicista – è davvero un lungo periodo, in cui abbiamo condiviso molte cose. Patti è stata il centro di tutto per l’intera seconda metà della mia vita. Non vorrei sembrare esagerato, ma lei è stata per me una guida e un’ispirazione. Sono stato molto fortunato”.
Nella sua vita, Bruce ha capito che è impossibile vivere la propria esistenza senza commettere errori e senza provare dolore, perché tutto questo significa essere umani: “A cosa servono, dunque, l’arte e la musica? – ha detto – la musica è una sorta di officina. Sostanzialmente io sono un tecnico che fa le riparazioni. Sto cercando di riparare me stesso e, se ci riesco almeno un po’, allora potrò aiutare anche te mentre lo faccio”.
Di tutto questo processo, ovviamente, fanno parte anche i concerti. Dopo tutti questi anni di carriera, Bruce Springsteen ama ancora esibirsi e stare a contatto con il suo pubblico, non a caso è famoso per la durata dei suoi live, sempre di circa tre ore. “Mi sento ancora come quando mi esibivo da ragazzo – ha detto – significa avere un’opportunità diversa ogni sera e, se la consideri in questo modo, non ci saranno mai due serate uguali. Bisogna rispettare il proprio pubblico – ha continuato – se sei lì è per dare il meglio di te ogni singola sera. Alcuni live sono meglio di altri, ma non c’è mai un concerto che non ti lasci dentro qualcosa”.
Bruce Springsteen è stato soprannominato “The Boss” dalla sua band perché era lui a pagare gli assegni a ciascun componente: “Hanno iniziato a usarlo e da allora me lo porto dietro – ha detto – ma questo soprannome non significa nulla di più di questo”. Sarà forse nato per caso, ma un soprannome come “the Boss” oggi più che mai sembra calzare alla perfezione a Springsteen, perché è non solo un grande della musica, ma anche un grande uomo.
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