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Red Hot Chili Peppers, Anthony Kiedis: “Il dolore è la migliore fonte di ispirazione. Ecco come ho iniziato a fare musica”

Il frontman dello storico gruppo si è raccontato in una lunga intervista, parlando della sua adolescenza fino al suo talento creativo

Red Hot Chili Peppers, Anthony Kiedis: “Il dolore è la migliore fonte di ispirazione. Ecco come ho iniziato a fare musica”

16/01/2019

Il cantante dei Red Hot Chili Peppers, Anthony Kiedis, ha rilasciato una lunga intervista a Lipps Service, durante la quale ha raccontato molti particolari inediti della sua storia personale e anche della sua carriera come musicista.

Spesso le storie che riguardano i fan colpiscono gli artisti da un punto di vista emotivo: è accaduto anche a lui, in particolare per una vicenda che gli è rimasta impressa nel tempo. Nello specifico, questa storia riguarda un ragazzino che è morto in un incidente stradale: i suoi genitori hanno scritto al cantante perché volevano fargli sapere che, al momento della morte, il figlio stava ascoltando proprio una disco dei RHCP. “Mi hanno detto ‘Volevamo solo farti sapere che noi ascoltiamo la tua musica e che tu rappresentavi molto per lui’ - ha raccontato Anthony - è stato commovente e allo stesso tempo struggente”.

In seguito, il cantante ha parlato degli artisti che lo hanno ispirato maggiormente: “I Grandmaster Flash and the Furious Five (un gruppo hip hop americano degli anni 70-80 ndr) hanno acceso in me la passione quando avevo all’incirca 19-20 anni - ha raccontato - ma in realtà la musica mi ha ispirato sin dall’infanzia, anche se non avevo idea che poi sarebbe diventata la mia professione, questo è accaduto per caso. Gli anni ’80 - ha aggiunto - sono stati molto prolifici per la musica funk. Andavano di moda diversi generi ibridi, dal D-funk fino alle prime forme di hip hop, come Sugar Hill Gang, The Commodores e tutte queste band funk molto particolari”.

È proprio da tutto questo che ha poi preso vita la sua band: “A quell’epoca io non studiavo musica come tutti i miei amici - ha raccontato - ma ero continuamente esposto ai loro esperimenti musicali, poi quando ho scoperto i Grandmaster Flash & The Furious Five ho pensato ‘forse posso farlo anche io’. Alla fine mi hanno chiesto di provare a canta ed ecco che abbiamo formato la band”.

Parlando della sua adolescenza, Anthony ha poi rivelato che al liceo lui, Flea e il primo batterista dei RHCP, Jack Irons, erano tutti nella stessa classe ed è proprio in quel periodo che nacque la loro amicizia, una sorta di fratellanza che dura tuttora, specialmente con il bassista: “Ma abbiamo anche litigato - ha scherzato Kiedis - oh, se abbiamo litigato. Ma del resto siamo fratelli e i fratelli litigano. È una sorta di continuo ‘ti voglio bene, ma adesso voglio prenderti a calcio nel sedere, però ti voglio bene’. Siamo ancora amici stretti, anche con Jack Irons”.

Anthony ha poi parlato di come nascono le sue canzoni: “Io compongo in qualsiasi posto a disposizione, sono un compositore molto furbo - ha detto - compongo sull’aereo, sul treno, in bicicletta… in quest’ultimo caso, se ho una melodia in testa accosto, prendo il mio stupido telefono e la registro lì dentro”.

Per ogni musicista, però, la scrittura di un pezzo è solo la fase finale; la parte creativa inizia dall’ispirazione: “Non pongo limiti all’ispirazione - ha spiegato ancora il cantante - ma spesso le fonti di ispirazione più ovvie non mi prendono. Ad esempio, io amo mio figlio più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma non scriverei mai una canzone su di lui. Poi magari a colazione gli canto una canzone su di lui però penso che il dolore sia la migliore fonte di ispirazione. Il dolore così come le difficoltà, è questo il tipo di emozioni che poi tendono a venire fuori”.

Kiedis è uno che ama tenersi aggiornato e nell’intervista ha infatti raccontato che ascolta sempre nuova musica ovunque gli capiti, che sia dal barbiere, su YouTube, oppure proprio attraverso suo figlio che gli suggerisce cose nuove, anche se, ha sottolineato, lui tende ad ascoltare più il pop che non è proprio nelle sue corde. “In ogni caso, sono Flea e Josh che mi aggiornano continuamente sulla roba nuova, soprattutto quando siamo in tour - ha spiegato - proprio l’altro giorno ho scoperto la Unknown Mortal Orchestra”.

Infine, Anthony ha indicato il concerto a Hyde Park nel 2004 come il momento più significativo della sua carriera; si tratta di una delle date del Roll on the Red Tour, la tournée mondiale che i RHCP decisero di fare per promuovere il loro Greatest Hits: “Per noi è stato uno show incredibile perché abbiamo suonato per tre giorni di seguito - ha raccontato - è stato indimenticabile anche perché abbiamo suonato con James Brown e non avrei mai detto che ci avrebbe aperto il concerto. Era di un altro livello, sia come musicista sia come persona, era qualcosa di ultraterreno, aveva una sorta di aura. Così mi sono seduto lì e l’ho ascoltato”. L’incontro con questo grande artista ha rappresentato un evento importante nella vita di Anthony, qualcosa che l’ha segnato e che non potrà mai scordare: “Ha suonato prima di noi, era estate e lui è morto poco tempo dopo, la vigilia di Natale. Ho pianto fino a non avere più lacrime, mi sono svegliato e ho scoperto che era morto e la cosa mi ha distrutto. E così quel concerto è stato significativo per vari motivi - ha concluso - perché era a Hyde Park, perché abbiamo suonato per tre giorni e di giorno, perché è stato divertente e poi perché c’era James Brown, perché ho potuto conoscerlo e passare del tempo con lui”.

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