Rock News
01/05/2025
Lars Ulrich ha spiegato cosa vuole dire per una band vivere sotto la pressione del successo, delle aspettative e della autenticità e rispondere ad una domanda: sto facendo la cosa giusta? Se nella prima parte della loro carriera, durante la furia trash metal i Metallica erano concentrati sui loro obiettivi, poi secondo Lars Ulrich dopo il successo del Black Album del 1991 sono iniziati i dubbi: “Abbiamo fatto due album, Load e Reload che sono diventati delle specie di punching ball con la faccia dei Metallica stampata sopra”.
Load esce il 4 giugno 1996, Reload un anno e mezzo dopo il 18 novembre 1997 e debuttano tutti e due al numero uno in classifica in America con un suono e un’estetica che avvicina i numeri uno dell’heavy metal all’hard rock classico, anche grazie al lavoro di produzione di Bob Rock: “I capelli corti, le foto promozionali, i riff e persino qualche influenza country: era esattamente quello di cui avevamo bisogno per evolverci” ha detto Lars Ulrich, “a tutti quelli che ci hanno criticato abbiamo detto: fottetevi”.
Con i due album successivi, St. Anger del 2003 e Death Magnetic del 2008, i Metallica risolvono i loro conflitti interni e le tensioni creative (mostrando a tutti le loro dinamiche nel documentario Some Kind of Monster) e secondo Lars Ulrich trovano una nuova identità della band. Niente però è facile e immediato: “Forse nel mondo metal ci vedono come una band che ha sempre tutto sotto controllo, ma in realtà la nostra ricerca della perfezione nasce dal rovistare nel caos. Tutti vorremmo essere gli U2, ma non è così.” Secondo Lars Ulrich il modo in cui la band di Bono, The Edge, Larry Mullen Jr e Adam Clayton ha guidato la propria carriera è il metro di paragone: “Gli U2 fanno sempre tutto nel modo giusto, tutti gli altri, compresi noi, sono band di seconda classe da un punto di vista professionale” ha scherzato, “molte volte quando ci perdiamo in studio e troppi dettagli non vanno nel modo giusto ci diciamo: scommetto che questo agli U2 non succede mai”.
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