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Rage Against The Machine: Killing in the Name doveva essere una traccia strumentale. Ecco perché
Tom Morello: "Lasciammo il testo fuori dal libretto del primo disco, perché in sostanza sono due righe, sedici f*** you e un motherf*****"
Killing In The Name, la canzone più iconica del repertorio dei Rage Against The Machine, è nata per essere un brano strumentale. Senza testo.
A dichiararlo è stato Tom Morello, in occasione di un podcast di Rolling Stone: “Originariamente era strumentale”. Fu Zach De La Rocha a scrivere le parole, molto dirette e molto politicizzate, che hanno reso il pezzo ancora più forte e incisivo.
“C'è un video dei Rage Against the Machine a Cal State Northridge, era la nostra prima esibizione pubblica – racconta Morello – in cui apriamo lo show con una versione strumentale di Killing in the Name e penso che Timmy [Commerford] abbia creato una cosa davvero fantastica [intende il suo riff di basso ndr]. Il ritmo incalzante di Brad [Wilk] è presente fin dall'inizio. E poi Zack [De La Rocha] l'ha intrecciato con i testi storici che ascoltate oggi”.
Killing In The Name fu poi inserita nel celebre album di debutto della band, omonimo, uscito nel 1992. Nel libretto del disco, però, non era riportato il testo del brano, così che l’impatto della canzone completa fosse ancora più forte, al primo ascolto. Come racconta il chitarrista: “In realtà abbiamo lasciato il testo fuori dal libretto del primo disco, perché in sostanza sono due righe, sedici f*** you e un motherf*****. E noi volevamo comunicare qualcosa del tipo: in mezzo a tutta questa grande poesia politica, facciamo in modo che uno si difenda da solo”.
Morello ha inoltre sottolineato come, nonostante l’apparente semplicità del testo, lo consideri uno dei migliori di De La Rocha, per la sua forza comunicativa: “’Vaffanculo, non farò quello che mi dici' è un sentimento universale. Sebbene sia un testo semplice, penso che sia uno dei più brillanti di Zack”.