Rock News
31/10/2022
Rick Rubin ha raccontato così il suo primo incontro con Johnny Cash: «Abbiamo parlato, ma avremmo anche potuto anche stare zitti e avremmo comunicato lo stesso». Nasce così uno degli esperimenti musicali più potenti e riusciti degli ultimi decenni, la serie di album di cover della American Recordings, l’etichetta fondata da Rick Rubin dopo aver lasciato il rap e la Def Jam, in cui la leggenda Johnny Cash mette la sua voce, la sua interpretazione e la mistica di The Man in Black al servizio di canzoni scritte da altri. American Recordings esce nel 1994, seguito da Uncahined nel 1996, Solitary Man nel 2000 e infine American IV, The Man Comes Around del 2002 che è il disco numero 87 nella carriera incredibile di Johnny Cash, a cui ne seguiranno due postumi.
«Non sapeva chi fossi, ma voleva capire perché avessi chiesto di lavorare con lui in un momento in cui non riusciva a trovare un contratto discografico. Ci siamo visti a casa mia, gli ho detto: suonami qualche canzone che ti piace. Ha iniziato a fare vecchie canzoni country che non avevo mai sentito, era magnifico».
Intorno alla sua voce, Rick Rubin costruisce un vero monumento alla storia della musica americana scegliendo con lui le canzoni. Cash avvicina una nuova generazione e rende solenne decenni di rock, folk e pop da Desperado degli Eagles a I Won’t Back Down di Tom Petty fino a Personal Jesus dei Depeche Mode rilanciando la propria carriera.
Quando esce American IV: The Man Comes Around, nel novembre del 2002, la sua vita sta finendo: nel maggio del 2003 il grande amore della sua vita, sua moglie June Carter se ne va e quattro mesi dopo lui la segue. American IV è il suo testamento, un disco profondo in cui Johnny Cash sembra cercare la pace e il perdono. C’è una canzone nell’album che diventa simbolo della vita stessa di Johnny Cash: Hurt dei Nine Inch Nails pubblicata dalla band di Trent Reznor sull’album The Downward Spiral del 1994.
«Quando gliel’ho fatta ascoltare la prima volta, Cash mi ha guardato come se fossi pazzo. Ho preparato un demo, in cui un chitarrista ha fatto la base musicale e io ho letto il testo nel modo in cui pensavo avrebbe potuto fare lui. Cash ha letto le parole, mi ha guardato e ha detto: proviamo». La cover di Johnny Cash viene lanciata da un videoclip diretto da Mark Romanek che vince un Grammy Awards, diversi altri premi e viene considerato uno dei migliori di sempre. «Ho visualizzato l’immagine dell’Uomo in nero e ho pensato alle canzoni che potessero rappresentarlo» ha detto Rick Rubin, «Hurt era perfetta: il testo sembra guardare indietro ad una vita piena di rimorsi e rimpianti».
Trent Reznor, autore di Hurt, ha raccontato il momento in cui ha visto per la prima volta il videoclip con la cover di Johnny Cash: «Ero in studio a New Orleans a produrre un disco di Zack De La Rocha. Ho ricevuto il video, l’ho visto e mi sono venuti i brividi. Ho pensato: questa canzone non è più mia. È un esempio di quanto potente sia la musica: ho scritto le parole a casa mia, totalmente solo e isolato durante periodo buio della mia vita, come modo per rimanere sano di mente e non so come è stata reinterpretata da una leggenda in modo diverso ma con la stessa intensità, la stessa purezza e lo stesso significato. Quando Cash è morto il messaggio della canzone è cambiato ancora e adesso Hurt non è più mia. È un onore per un autore vedere una propria canzone scelta da un grande artista».
Rock News