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Red Hot Chili Peppers, Anthony Kiedis: "Ero pieno di cocaina ed eroina. Finché non ho dovuto pagarne le conseguenze"

Il frontman della band californiana ha raccontato l'esperienza della disintossicazione e il significato di Under The Bridge

Red Hot Chili Peppers, Anthony Kiedis: "Ero pieno di cocaina ed eroina. Finché non ho dovuto pagarne le conseguenze"

21/10/2022

Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers è stato ospite del podcast The Joe Rogan Experience e come è nello stile che ha reso famoso Joe Rogan ha rilasciato una lunga intervista senza limiti di tempo e senza censure, in cui ha raccontato anche i momenti più trasgressivi della sua vita da rockstar.

Il punto di partenza è la storia di Under the Bridge, “La piccola poesia con una melodia” come l’ha definita Kiedis dedicata al suo amico Hillel Slolvak primo chitarrista della band morto di overdose nel 1988 e singolo più famoso dei Red Hot Chili Peppers. “E’ stato Rick Rubin a rendersi conto di Under the Bridge” ha detto, “Io non volevo neanche farlo sentire alla band. Ma con Rick le cose vanno così: non ci sono regole, e vuole sempre qualcosa di inaspettato.” L’immagine del cavalcavia dell’autostrada sotto al quale un giovane ribelle di Los Angeles va a comprare droga per cercare di sfuggire alla solitudine e all’insoddisfazione personale entra nell’immaginario degli anni ‘90 e rappresenta per Anthony Kiedis la sublimazione del dolore e della rabbia per la perdita a soli 26 anni dell’amico conosciuto nei corridoi della Fairfax High School insieme a Flea e Jack Irons con cui ha formato i Red Hot Chili Peppers nel 1983, ma è anche un forte grido di risveglio rivolto a sé stesso: “La morte di Hillel mi ha distrutto emotivamente, ma ho continuato a fare uso di droga anche dopo, per spegnere il rumore che sentivo intorno.

Anthony Kiedis, 59 anni, ha raccontato di aver iniziato a fumare erba giovanissimo, subito dopo essere andato a vivere a Los Angeles con il padre Blackie Dammett, attore e spacciatore amico delle star di Hollywood con il quale ha trascorso un’adolescenza sfrenata e fuori controllo. “Mi sembrava una cosa sovversiva, sono andato avanti per anni e non ho avuto problemi” ha raccontato, “Poi sono passato alle droghe pesanti. Non aveva niente a che vedere con il rock’n’roll. Era una cosa esaltante e pericolosa, tipica di me: io ero quello che era sempre pronto a fare tutte le cose di cui gli altri avevano paura”.

Uno stile di vita così al limite “Ha sempre un prezzo da pagare” ha detto Anthony Kiedis, che è entrato in rehab per la prima volta alla fine degli anni 80 (“Spendendo gli unici diecimila dollari che avevo”), trovano la forza per superare le dipendenze nel suo stesso carattere determinato e competitivo: “Mi ricordo quando sono entrato in un programma di disintossicazione con altri trenta ragazzi. Il responsabile ci ha guardato e ha detto: a livello statistico, su trenta di voi uno uscirà da qui completamente sobrio. Io ero talmente egomaniaco che mi sono detto: devo essere io!

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