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Black Sabbath: la storia di Paranoid, l'album capolavoro che ha definito per sempre un suono

Il secondo album in studio della band è considerato il miglior album heavy metal di sempre

Black Sabbath: la storia di Paranoid, l'album capolavoro che ha definito per sempre un suono

16/09/2022

Il 13 febbraio 1970, i Black Sabbath pubblicano il loro primo album omonimo, numero otto in classifica in Inghilterra e numero 23 in America, un disco che segna una svolta nella storia del rock e viene considerato il primo album heavy metal di sempre.

Quattro mesi dopo, i Black Sabbath sono di nuovo in studio per registrare il secondo. “Funzionava così al tempo” ha raccontato il batterista Bill Ward, “Appena facevi un buon disco, le case discografiche ti dicevano di farne subito un altro.” Per i Black Sabbath però impegnarsi duramente non è un problema: Bill Ward, Geezer Butler, Tony Iommi e Ozzy Osbourne sono cresciuti ad Aston, un sobborgo povero e desolato di Birmingham, lavorano in fabbrica e farebbero qualsiasi cosa per andarsene: “Eravamo un gruppo già molto disciplinato, fin dagli inizi della nostra carriera” ha detto Bill Ward, “ci alzavamo presto, alle nove e mezza del mattino eravamo già in sala prove. Poi andavamo a casa di Tony, mangiavamo un toast, bevevamo un tè e scroccavamo le sigarette a sua madre e la sera andavamo a suonare in qualche locale. Ogni giorno”.

In cerca del loro suono definitivo, i Black Sabbath decidono di isolarsi e vanno a scrivere e provare nel Monmouthshire, una località di campagna nel Galles prima di entrare in studio a Londra con il produttore Rodger Bain. “Eravamo già una ottima live band, suonavamo da due anni ed eravamo stati in tour anche in Europa” ha detto Bill Ward, “Volevamo trasferire su disco la nostra aggressività  e il dinamismo dei nostri concerti. Ozzy e Geezer hanno scritto i testi, Tony ci faceva sentire i riff di chitarra e arrangiavamo i pezzi insieme. Suonavamo ad intuito, c’era una connessione mentale tra noi.”

In poco più di quaranta minuti, i Black Sabbath costruiscono le fondamenta dell’heavy metal (ma anche quelle dell’estetica dark) trascinando il suono hard rock di fine anni sessanta in un mondo oscuro e tormentato ispirato all’immaginario horror e rendendo più sferzante, rabbioso ed elettrico il messaggio della controcultura del 1969. War Pigs (che Geezer Butler voleva intitolare Walpurgis: “Per mostrare come il vero Satanismo non fosse una corrente spirituale ma il potere dei banchieri e dei politici che spingono i poveri a combattere le guerre per loro”) è la canzone di protesta più apocalittica degli anni ‘60, Iron Man e Hands of Doom sono visioni musicale che nessuno aveva mai ascoltato fino a quel momento (“Ci piaceva l’idea di terrorizzare le persone” ha detto Bill Ward) e ispira generazioni di musicisti heavy metal anticipando il genere doom e poi c’è la canzone che diventa simbolo della band, Paranoid.

“Il nostro produttore ci ha suggerito di fare un pezzo da lanciare come singolo, ma noi gli abbiamo detto chiaramente di no. Allora ci ha detto: “Vedete quello che riuscite a fare.” ha ricordato Bill WardIo, Geezer e Ozzy siamo andati a pranzo e quando siamo tornati, Tony aveva scritto il riff”.

Paranoid esce come singolo nel settembre 1970 e arriva al numero 4 in classifica in Inghilterra, aprendo la strada a un intero genere musicale: “Ha fatto impazzire tutti, non ci potevamo credere” dice Bill Ward, “Eppure quello che si sente sull’album è il risultato di 25 minuti di lavoro in studio! L’unica aggiunta è l’assolo di Tony, che abbiamo registrato il giorno dopo”.

Il singolo lancia l’album Paranoid al primo posto in classifica in Inghilterra e al numero 12 in America. Paranoid è stato messo più volta dai critici al primo posto nella classifica dei "100 Greatest Metal Albums of All Time” e anche se la band ha sempre detto di non aver guadagnato niente a causa di contratti e manager sbagliati (un’esperienza che ha portato Tony Iommi a creare il suo famoso motto: “Forma una band, impara due accordi e prima di imparare il terzo trova un avvocato”) i Black Sabbath lasciano Birmingham ed entrano nella storia del rock: “E’ un album realistico” ha detto Bill Ward, “Ha un suono naturale, è quello che facevamo al tempo”.

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