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Avrebbe potuto essere la collaborazione più sorprendente e incredibile nella storia del rock britannico: nel dicembre del 1976 i Queen e i Sex Pistols condividono gli studi Sarm and Wessex Sound Studios di Londra, e si incontrano spesso nei corridoi.
I Queen, dopo la magnificenza del suono e la produzione eccezionale di A Night at the Opera (che contiene il capolavoro di Freddie Mercury Bohemian Rhapsody) e dell’album successivo A Day at The Races (in cui c’è il singolo Somebody to Love), vogliono ritrovare immediatezza ed energia hard rock degli esordi e prenotano solo due mesi in studio per registrare il loro sesto album News of the World, circa la metà del tempo usato per gli album precedenti. Il risultato è un disco in cui la band cambia suono, scrive due inni da stadio come We Will Rock You e We Are the Champions e arriva al numero 3 in classifica in America e al numero 4 in Inghilterra, consolidando il proprio successo.
Nello stesso momento, in Inghilterra, il punk rock sta spazzando via tutta la tradizione musicale britannica fatta di virtuosismi e da un suono potente e grandioso, dai Led Zeppelin ai gruppi prog-rock come Genesis e Yes fino ai Pink Floyd e ai Queen. Johnny Rotten, il cantante dei Sex Pistols è il simbolo di questa ribellione fin da quando viene notato da Malcolm McLaren e Vivienne Westwood mentre cammina fuori dal negozio Sex di Chelsea a Londra con una maglietta dei Pink Floyd su cui ha scritto “Li odio”. In realtà, Johnny Rotten è un grande conoscitore della musica inglese e della sua evoluzione e mentre grida nel microfono la rabbia sociale e l’insoddisfazione della propria generazione dando al punk una dimensione politica, sa di essere l’ultimo esponente di una grande tradizione. Quando i Sex Pistols vengono messi sotto contratto dalla EMI (che poi li scaricherà, seguita dalla A&M fino a quando la band verrà presa dalla Virgin Records di Richard Branson), l’etichetta gli propone di lavorare ai Wessex Sound Studios per registrare il loro esplosivo album di debutto, Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols.
E’ durante queste session che avvengono gli incontri con i Queen. Si dice che la prima volta, Johnny Rotten sia entrato di nascosto nello studio dei Queen camminando a quattro zampe, si sia avvicinato al pianoforte dove era seduto Freddie e lo ha salutato: “Ciao Freddie” prima di scappare. Brian May però ha raccontato una storia diversa, molto meno punk: ha incontrato spesso il cantante dei Sex Pistols nei corridoi e ha avuto con lui diverse conversazioni piacevoli sulla musica. In realtà, Johnny Rotten ha espresso spesso nelle intervista la sua ammirazione per la tecnica musicale e i metodi di registrazione dei Queen e ha anche rivelato: «Ho cantato nei cori di un pezzo dei Queen, non ricordo quale ma non era quello pieno di “Galileo”. È stato fantastico vedere come Freddie registrava ogni singola parte vocale separatamente, a volte anche una sola parola e poi le editavano insieme per creare un pezzo. Per me era incredibile: io canto una volta e poi basta, se canto due volte sicuramente sbaglio qualcosa!».
Resta il mistero su quale possa essere il pezzo dei Queen con i cori di Johnny Rotten (se è vero). Anche la famosa apparizione dei Sex Pistols al programma televisivo di Thames Television Today Show in cui il chitarrista Steve Jones insulta il conduttore Bill Grundy che ha fatto un avance a Siouxsie Soux creando uno scandalo senza precedenti (la EMI li scarica subito dopo) ha a che vedere con i Queen: Bill Grundy li vuole come ospiti ma Freddie Mercury ha un appuntamento con il dentista e la EMI manda i Sex Pistols al posto loro.
L’incontro più famoso tra i Queen e i Sex Pistols è però quello tra Sid Vicious e Freddie Mercury: Sid entra in studio e dice a Freddie «Sei riuscito a portare il balletto alle masse?» riferendosi ad una frase detta dal cantante dei Queen in un’intervista con la rivista NME. Freddie lo fulmina chiamandolo “Simon Ferocious” e risponde: «Sto facendo del mio meglio, mio caro».