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Layne Staley: la storia della canzone dei Pearl Jam scritta in suo ricordo da Eddie Vedder
Il frontman della band di Seattle nel brano: «Cantate pure come lui, str**zi. Lui non si può offendere, solo io posso. Perché lui è morto»
La scena alternativa di Seattle ha creato un suono e un’estetica che hanno cambiato il rock degli anni 90 grazie a band come Soundgarden, Pearl Jam, Nirvana e Alice in Chains, sempre in cerca di una via indipendente al rock, legate da un senso di appartenenza ad una comunità. Una scena che però, scontrandosi con il successo di massa che ha proiettato una città fuori dai circuiti di produzione musicale come Seattle al centro del mainstream, ha i suoi eroi tragici: Kurt Cobain e Layne Staley.
Nel brano Nuthsell da Jar of Flies del 1994, il primo EP della storia ad esordire direttamente al numero uno in classifica in America, Layne Staley scrive: “Il dono della mia identità indipendente è stato violato / La mia privacy è dispersa / Me lo ripeto nella testa continuamente / Se non posso essere me stesso preferisco essere morto.” Due anni dopo Jar of Flies, una grande performance acustica per lo show Unplugged di MTV e il terzo album Alice in Chains del 1995 ( che segue il successo di Facelift e Dirt del 1990 e 1992), Layne Staley lascia la band nelle mani di Jerry Cantrell, travolto dalla dipendenza da eroina che lo ucciderà il 5 aprile 2002. Una data incredibile: il 5 aprile è lo stesso giorno del suicidio di Kurt Cobain otto anni prima.
«La droga ha funzionato per anni con me» ha raccontato Layne Staley in una drammatica intervista con la rivista Rolling Stone, «Ma adesso mi si sta rivoltando contro, ed è orribile. Non voglio che i miei fan vivano quello che sto vivendo io».
La fine di Layne Staley, che passa gli ultimi giorni della sua vita solo e isolato da tutti nel suo appartamento di Seattle è stata raccontata da uno dei pochi amici che gli erano rimasti, Mark Lanegan: «Non parlavamo da molto tempo, ma per due tipi come noi non era una cosa così strana». Layne Staley viene ritrovato solo il 20 aprile, due settimane dopo la sua morte per overdose. Si dice siano stati i contabili che gestiscono le finanze degli Alice in Chains ad avvisare la manager della band, Susan Sliver (moglie di Chris Cornell) che nelle ultime due settimane sul suo conto bancario non sono stati effettuati movimenti. Tocca alla madre, Nancy MacCallum andare a bussare alla porta dell’appartamento di Layne Staley e trovarlo morto, vegliato dal suo gatto Sadie. Il bassista degli Alice in Chains Mike Starr ha raccontato di essere stato a casa sua il 4 aprile. Hanno avuto una discussione, e Mike Starr se ne è andato senza chiamare il 911 anche se era evidente che Layne stesse molto male: «Mi pentirò sempre di non aver fatto qualcosa per salvargli la vita» ha detto nel 2010 in un’intervista con il programma Celebrity Rehab di VH1.
Tra gli amici segnati profondamente dalla perdita di Layne Staley c’è Eddie Vedder dei Pearl Jam, la band che ha spinto Seattle ai vertici delle classifiche e ha visto sparire i ragazzi che hanno creato quel suono insieme a lui, da Andrew Wood dei Mother Love Bone a Kurt Cobain a Layne Staley, fino a Chris Cornell in tempi più recenti.
Eddie Vedder reagisce alla morte disperata di Layne Staley scrivendo una canzone intitolata come la data del ritrovamento del suo cadavere, 4/20/02, pubblicata come traccia nascosta della raccolta Lost Dogs uscita nel 2003.
«Cantate pure come lui, stronzi. Lui non si può offendere, solo io posso. Perché lui è morto» canta Eddie Vedder. Il suono grunge è diventato una moda, la fama si è portata via l’autenticità di Seattle e alcuni dei suoi talenti migliori, e Eddie Vedder risponde con rabbia con una canzone vulnerabile in ricordo del suo amico Layne Staley.