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Placebo, Brian Molko: "Non siamo alla fine del mondo, è solo la fine della specie umana"
Il frontman della band descrive i temi presenti nel nuovo album: "Noi la chiamiamo fine del mondo per via del nostro incessante narcisismo e della nostra arroganza"
Nei loro venticinque anni di carriera, i Placebo hanno riempito le loro canzoni di riflessioni sull’immagine, sull’identità sessuale fluida e le distorsioni della civiltà contemporanea. Brian Molko e Stefan Olsdal hanno creato un’estetica, hanno parlato di dipendenza e relazioni sentimentali tossiche portando nel mainstream temi ancora oggi controversi. Nel 1999, due anni dopo essere stati notati da David Bowie che li ha voluti al concerto per i suoi 50 anni a New York, hanno duettato con lui nel brano Without You I’m Nothing e nello stesso anno durante un festival in Belgio, Michael Stipe ha dedicato ai Placebo il pezzo dei REM It’s The End of the World as We Know It .
In una lunga intervista con il quotidiano inglese The Guardian, Brian Molko ha ricordato l’evoluzione della band e il ruolo che i Placebo hanno avuto fin dal 1996, quando salivano sul palco truccati e vestiti con abiti femminili, nell’aprire un dibattito in un’epoca in cui concetti come quello dell’identità non binaria non erano ancora entrati nella cultura di massa. «Abbiamo raggiunto la consapevolezza e la fiducia di mostrare al mondo chi eravamo» ha detto Stefan Olsdal.
«Eravamo ragazzi che volevano solo fare musica, e non concepivamo altro modo di farlo se non parlando della nostra sessualità». Il videoclip inquietante del loro primo singolo Nancy Boy, in cui i volti di Stefan e Brian si fondono l’uno nell’altro, è un esempio del modo in cui i Placebo hanno spesso cercato la provocazione per comunicare, e li porta fino al numero cinque in classifica in Inghilterra. «Una relazione creativa o personale tra due persone può portare a dissolvere l’identità individuale» hanno detto i Placebo, «Inoltre era un simbolo dell’idea fluida del corpo».
Il nuovo album dei Placebo, Never Let Me Go è nato durante il tour del 2016 con cui la band ha festeggiato i 20 anni di carriera. «Quando costruisci un mondo tutto tuo come abbiamo fatto noi, finisci per sentirti intrappolato» ha detto Stefan Olsdal a proposito dell’esperienza di riprendere canzoni scritte quando erano ragazzi, e risuonarle ogni sera.
Per uscire da una situazione scomoda, Brian Molko ha cominciato a scrivere cambiando radicalmente il processo creativo: «Abbiamo iniziato dalla foto di copertina, poi dai titoli delle canzoni e solo dopo siamo passati ai testi e alla musica». Uno dei brani, Try Better Nex Time, parla del cambio climatico e della questione ambientale: «Non credo che ci sarà la fine del mondo» dice Brian Molko, «Ci sarà solo la fine della razza umana. Noi la chiamiamo fine del mondo per via del nostro incessante narcisismo e della nostra arroganza. Con questo pezzo volevo dire: ridiamo la terra agli animali, c’erano prima di noi». Tra gli altri temi dell’album c’è l’ossessione di Brian Molko per la tecnologia e il controllo, evidente fin dal titolo in un pezzo dal suono post-punk, Surrounded By Spies che Brian ha scritto con la tecnica del cut-up di William Burroughs: «Quali sono le conseguenze reali di questo accordo che abbiamo fatto con la tecnologia in cambio della possibilità di comunicare sempre?» dice Brian Molko, «È un sistema creato apposta per toglierti la privacy, contribuire alla perdita della tua libertà e farti diventare un oggetto».
In un’altra canzone, Went Missing, i Placebo immaginano la storia di un uomo che riesce a sopravvivere a tutto sparendo per sempre. «Siamo esseri sociali, quando rimaniamo soli veniamo presi dall’ansia» dice Stefan Olsdal, «C’è una dicotomia di base: vogliamo essere individui unici e indipendenti ma allo stesso tempo fare parte di un gruppo. La maggior parte delle cose che scrivo nascono dalla mia sensazione di sentirmi intrappolato in questo mondo». L’album Never Let Me Go parla della fine dell’umanità ma ha anche un tema di speranza: il primo singolo Beautiful James parla di un amore assoluto che non segue gli schemi consolidati sull’identità sessuale: «Voglio vivere in un mondo in cui una canzone come Beautiful James non crea nessuno scandalo. Con questo album volevo esprimere qualcosa di viscerale e molto umano, spero che le persone lo capiscano. Credo di essere stato coraggioso e vorrei ispirare coraggio negli altri e fare in modo che lottino per quello in cui credono. Questo è quello che la musica ha fatto per me».