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Bruce Springsteen racconta qual è il suo chitarrista preferito di sempre: "Era il più grande di tutti"

Secondo il Boss "è stato il professionista, il chitarrista e l’autore di canzoni più puro che sia mai esistito. Un gigante senza tempo"

Bruce Springsteen racconta qual è il suo chitarrista preferito di sempre: "Era il più grande di tutti"

23/09/2021

Nella sua autobiografia Born to Run, Bruce Springsteen ha parlato delle sue influenze musicali e delle rivelazioni che hanno cambiato la sua vita. La prima rivelazione, ha scritto, è stata quando a 7 anni come milioni di altri americani ha visto in televisione sul canale CBS l’esibizione di Elvis Presley all’Ed Sullivan Show il 9 settembre 1956, la seconda è stata quando il 9 febbraio 1964 sul palco dello show di Ed Sullivan (andato in onda ininterrottamente dal 1948 al 1971) sono arrivati i The Beatles.

Springsteen ha definito quel momento «Il secondo avvento» e ha ricordato come il giorno dopo sia andato a comprare per 18 dollari la sua prima chitarra in una stazione di servizio Western Auto di Freehold, New Jersey. Un anno dopo, nel 1965, Bob Dylan pubblicava Like a Rolling Stone: «La canzone che ha aperto a calci le porte della mente della mia generazione. La sua voce sembrava giovane e adulta allo stesso tempo, mi ha esaltato e spaventato, mi ha fatto sentire irresponsabilmente innocente, e lo fa ancora oggi» ha detto Springsteen nel suo discorso per l’introduzione di Bob Dylan nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1988 «Elvis ha liberato il nostro corpo, Bob Dylan ha liberato la nostra mente».

Per quanto riguarda i chitarristi, l’idolo di Bruce Springsteen è Chuck Berry, che ha definito «Il migliore chitarrista rock’n’roll di tutti i tempi». Intervistato dalla rivista Rolling Stone dopo la scomparsa di Chuck Berry nel 2017, Bruce ha detto: «E’ stato il professionista, il chitarrista e l’autore di canzoni più puro che sia mai esistito. Un gigante senza tempo».

Springsteen ha anche raccontato un aneddoto sul suo primo incontro con Chuck Berry. Era il 28 aprile 1973, Bruce non è ancora famoso e vive sul palco suonando ogni sera e viene invitato con la E Street Band ad aprire un concerto di Chuck Berry all’Università del Maryland. Era l’epoca in cui Chuck Berry girava gli Stati Uniti e l’Europa da solo, senza una band, chiedeva agli organizzatori di trovargli qualcuno che suonasse con lui (perché tutte le band conoscevano il rock’n’roll grazie a lui), si faceva pagare solo in contanti e poi se ne andava. Bruce ha raccontato: «Cinque minuti prima dell’inizio del concerto si apre la porta e arriva lui con la sua chitarra in mano e niente altro. Era arrivato da solo, guidando la sua macchina. Lo abbiamo guardato e gli abbiamo chiesto: “Quali canzoni suoniamo?” E lui ha risposto: “Le canzoni di Chuck Berry”». Molti anni dopo, la Rock and Roll Hall of Fame chiede alla E Street Band di accompagnare ancora Chuck Berry, questa volta per un grande concerto in uno stadio. Anche se secondo quanto ha raccontato il chitarrista della E Street Band Nils Lofgren, suonare con un personaggio come Chuck Berry non era facile: «Dopo due minuti di canzone, senza dirci nulla e senza neanche farci un cenno, ha cambiato tonalità e accordo e poi è uscito dal palco facendo il suo mitico passo, lasciandoci lì a suonare ognuno una cosa diversa». Chuck Berry era fatto così (non a caso viene chiamato Il Padrino del rock’n’roll anche per il suo atteggiamento) e secondo Bruce Springsteen è sempre stato: «il più grande di tutti»  

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