Loading

Rock News

Ecco cosa hanno in comune i Black Sabbath e Quentin Tarantino!

Redazione Virgin Radio

Sia la band che il regista hanno preso ispirazione da Mario Bava e Boris Karloff

Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Quentin Tarantino hanno qualcosa in comune. Il cantante e il chitarrista dei Black Sabbath hanno rivoluzionato il mondo del rock creando l’immaginario e il suono heavy metal con una sola canzone, Paranoid del 1970 e con quattro album (da Black Sabbath del 1968 a Vol.4 del 1971) in cui hanno trascinato il pubblico in una zona oscura del rock piena di riff e di riferimenti all’immaginario horror.

Quentin Tarantino ha cambiato il linguaggio del cinema americano negli anni ’90 creando un nuovo genere “pulp” che mette insieme il linguaggio dei noir e dei b-movie, i fumetti e i film di arti marziali e uno stile di regia, provocatorio e rock, aprendo una nuova strada con capolavori come Le Iene e Pulp Fiction, e consacrando il suo successo con la serie di Kill Bill, Bastardi senza gloria, Django Unchained (con cui ha vinto il secondo Oscar per la migliore sceneggiatura dopo Pulp Fiction), The Hateful Eight e C’era una volta a Hollywood.

Il punto di incontro tra Black Sabbath e Quentin Tarantino è un attore di un’epoca lontana della storia del cinema, che ha dato vita nel 1931 ad una delle icone più importanti di tutti i tempi, il mostro Frankenstein. Il suo vero nome era William Henry Pratt, ma il mondo lo conosce come Boris Karloff. Nato nel 1887, William Pratt sceglie il nome Boris Karloff mentre recita a teatro nel 1911, arriva a Hollywood all’inizio degli anni ’20 recitando in dozzine di film muti (ricevendo buone critiche per il ruolo di un gangster in Scarface) fino a quando il regista James Whale lo sceglie come protagonista dell’adattamento del romanzo dell’orrore di Mary Shelley, trasformandolo in Frankenstein.

Nel 1963 Boris Karloff è una leggenda. Compare come narratore dei tre episodi di un film horror diretto dal regista italiano Mario Bava, recitando anche nell’episodio The Wurdalak nei panni di un uomo che affronta e sconfigge un mostro che uccide le persone che ama, per poi diventare egli stesso quel mostro. In Italia il film esce con il titolo I tre volti della paura, ma viene lanciato in America e in Inghilterra con il titolo Black Sabbath.

Nonostante la produzione internazionale e la presenza di Boris Karloff il è un clamoroso flop commerciale, sia in Italia che all’estero, ma diventa una sorprendente fonte di ispirazione per i Black Sabbath e Quentin Tarantino.

Geezer Butler, bassista della band, ha raccontato come ha avuto l’idea del nome della band: «Ho fatto un incubo. Una figura nera mi fissava mentre ero a letto, l’ho raccontato a Ozzy e lui ha scritto la strofa “Cosa è quella cosa in piedi davanti a me?”. Poi un giorno siamo passati davanti ad un cinema in cui proiettavano il film di Mario Bava, Black Sabbath, ci siamo sorpresi che la gente spendesse dei soldi per essere spaventata e abbiamo deciso che era il nome perfetto per noi». La band si chiama Earth, ma decide di cambiare subito nome e di sceglierlo anche come titolo del primo album.

Quentin Tarantino invece ha detto che la sceneggiatura di Pulp Fiction (scritta insieme a Roger Avery e premiata con l’Oscar nel 1995) è direttamente ispirata alla struttura narrativa con tre storie intrecciate tra loro ma allo stesso indipendenti creata da Mario Bava in Black Sabbath: «Volevo fare nel cinema di genere crime quello che Mario Bava ha fatto per il cinema horror». Anche con un insuccesso, il maestro dell’orrore italiano Mario Bava, riconosciuto in tutto il mondo per la ricerca visiva, l’ironia e la capacità di creare un mondo fantastico affascinante, ha influenzato una delle più grandi rock band di sempre e uno dei registi più rock nella storia del cinema americano.

This page might use cookies if your analytics vendor requires them.