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I Nirvana sono stati denunciati per aver utilizzato un'illustrazione dell'Inferno di Dante. La replica: "È stato disegnato da Kurt"
Secondo gli eredi di un professore britannico la band non aveva il permesso per utilizzare l'illustrazione. Ecco perché
I Nirvana sono stati denunciati da Jocelyn Susan Bundy, erede del professore e artista britannico Charles Wilfrid Scott-Giles per aver usato una sua illustrazione dell’Inferno di Dante come logo del merchandising di In Utero. Una spirale disegnata in bianco funereo su un fondo scuro che rappresenta i gironi infernali descritti da Dante nella Divina Commedia che secondo Bundy dal 1997 si trova senza autorizzazione su magliette, tazze, spille e altri memorabilia con il nome dei Nirvana venduti anche nella grande distribuzione, da Walmart a H&M.
«Ricerche più approfondite mostrano che l’utilizzo dell’illustrazione da parte dei Nirvana risale al 1989» si legge nella denuncia. Nirvana LLC la società che gestisce gli interessi della band, di proprietà degli eredi di Kurt Cobain e di Dave Grohl e Krist Novoselic sostiene invece che il disegno è una reinterpretazione fatta da Kurt di un’opera non protetta dal diritto d’autore e quindi di pubblico dominio negli Stati Uniti.
La stessa cosa fa Eddie Vedder nel 1994 con il brano Corduroy dall’album Vitalogy: una giacca di velluto scamosciato (comprata in una bancarella dell’usato) uguale a quella che indossava durante l’apparizione agli MTV Awards viene messa addosso ad un personaggio della serie tv General Hospital (interpretato da Ricky Martin) e venduta per 650 dollari. Eddie scrive: “Loro possono comprare i miei vestiti ma non possono indossarli / Non voglio zoppicare perché loro camminino”. Molti anni dopo il suo drammatico suicidio, Kurt Cobain si trova suo malgrado coinvolto in una storia di marchi, soldi e proprietà intellettuale. Risuonano ancora più forti le parole di una sua celebre dichiarazione: «Credo che il vero compito della gioventù sia sfidare la corruzione e il profitto»