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Queen, Roger Taylor e Brian May: "la band avrebbe potuto sciogliersi dopo i primi anni". Ecco perché

Redazione Virgin Radio

Come le delusioni iniziali e il corteggiamento da parte di altre band avrebbe potuto mettere la parola fine al gruppo di Freddie Mercury

Gli inizi della carriera dei Queen non sono stati facili. Il primo problema è trovare un bassista, risolto con l’esordio di John Deacon il 2 giugno 1971 al Surrey College, il secondo è pubblicare un disco, districandosi nell’ambiente discografico esplosivo ma spietato dei primi anni ’70 in Inghilterra. I Queen hanno una grande reputazione dal vivo e un demo di alta qualità, registrato ai De Lane Lea Studios di Londra aperto da un amico di Brian May che invita la band a suonare per testare mixer e amplificatori, ma passano tre anni dalla nascita della band all’uscita del primo album, Queen I  il 13 luglio 1973.

In soli tre anni i Queen diventano la più grande rock band inglese grazie a Bohemian Rhapsody e da allora non hanno fatto altro che diventare sempre più grandi. In un’intervista con Classic Rock, il chitarrista e il batterista dei Queen hanno ricordato però gli esordi difficili e gli inviti ricevuti da altre band: «Dopo Killer Queen sono stato contattato dagli Sparks, che avevano avuto una hit con This Town Ain’t Big Enough for the Both of Us» ha detto Brian May, «Mi hanno detto: “Brian, avete fatto un buon singolo ma i Queen non andranno da nessuna parte, noi invece conquisteremo il mondo”. Io ho risposto: “Vi ringrazio ma sto bene dove sono”». Roger Taylor invece ha ricevuto un’offerta importante: «I Genesis mi hanno invitato in studio ad ascoltare quello che stavano facendo e poi siamo andati al pub. Sono persone adorabili, ma ad essere sincero la loro musica non era giusta per me. Erano troppo progressive, io volevo fare rock». Il secondo invito invece avrebbe potuto scrivere una pagina importante nella storia del rock inglese: «Mick Ronson, il chitarrista di David Bowie e Ian Hunter, voce dei Mott the Hopple volevano formare una band con me. Si doveva chiamare Hunter Ronson Taylor, e penso proprio che avrebbe funzionato».

Freddie Mercury, nato per essere una star, è assolutamente convinto dell’inevitabile successo della band: “Formando i Queen volevamo il massimo. Non ci saremmo accontentati di niente di meno” diceva sempre. È la sua determinazione a tenere insieme la band nei momenti più difficili (per esempio dopo un concerto al Bedford College del gennaio 1972 organizzato da John Deacon in cui si presentano sei persone, che il bassista dei Queen ha ricordato come «Il momento più imbarazzante della mia carriera») e la fedeltà a quella che Brian May e Roger Taylor hanno definito: “La nave madre”. Hanno anche rivelato cosa succedeva all’interno della band durante la loro ascesa al successo: «Io e Roger litigavamo spesso, per qualunque motivo: una nota, il tempo di un brano, una tazza di caffè, una finestra aperta» ha detto Brian May, «Anche se sembra difficile da credere Freddie era quello che metteva le cose a posto. Era una persona molto pragmatica, e quando vedeva che stava per succedere qualcosa tra me e Roger cercava sempre una soluzione per farci fare pace. Una delle sue frasi famose era “noi non facciamo compromessi” ma nella band lo facevamo, e per questo siamo rimasti sempre insieme».

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